Svezia: lo strano caso del basso tasso di mortalità 2020

Un’analisi dell’Eurostat, pubblicata dall’agenzia Reuters, ha evidenziato che la Svezia ha registrato solo il 7,7% di morti in più nel 2020, rispetto alla media dei quattro anni precedenti, senza aver adottato lockdown restrittivi contro il Covid-19. Paesi – come Spagna o Belgio – che hanno invece optato per periodi di lockdown rigorosi, hanno registrato una media del 17%.
Ben ventuno su trenta Paesi europei hanno certificato un tasso di mortalità in eccesso più alto della Svezia, che – a sua volta – ne ha evidenziato uno maggiore rispetto ad altri Paesi nordici, come la Danimarca, che ha fatto registrare solo l’1,5% di mortalità in eccesso rispetto agli anni precedenti o la Finlandia con l’1,0%.
I dati, tuttavia, vanno analizzati con molta cautela. Una serie di fattori può aver giocato un ruolo determinante, come – ad esempio – l’età media della popolazione e la salute generale o la dimensione media delle famiglie.
La popolazione svedese risulta, generalmente, più sana della media dell’Ue, con un’aspettativa di vita pari ad 82,6 anni (dato del 2018), rispetto ad una media europea complessiva pari ad 81 anni.
Gli esperti di malattie infettive hanno, pertanto, sottolineato che tali risultati non possono essere tout court interpretati come la prova che i lockdown adottati non fossero necessari.
Necessitano di essere, bensì, analizzati per approfondire la possibile validità di misure alternative, se recepite da larga parte della popolazione.
La Svezia ha fatto principalmente affidamento su misure volontarie, largamente condivise dai cittadini, e regole mirate, incentrate sul distanziamento sociale e su di un’attenta e regolare igiene, mantenendo aperti scuole, ristoranti e attività commerciali.
Tale approccio sembrerebbe aver salvaguardato, oltre alla salute nazionale, anche l’economia locale, non così soggetta ai ripetuti contraccolpi subiti invece dagli altri Paesi europei.

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