La mortalità italiana nel 2022, dal dopoguerra, è la seconda per importanza dopo quella del 2020, col picco pandemico

Alla luce dei primi risultati provvisori diffusi dall’ISTAT, la popolazione residente in Italia al 1° gennaio 2023 è di 58 milioni e 851mila unità, 179mila in meno sull’anno precedente, per una riduzione pari al 3‰.
Prosegue, dunque, la tendenza alla diminuzione della popolazione, ma con un’intensità minore rispetto sia al 2021 (-3,5‰), sia soprattutto al 2020 (-6,7‰), anni durante i quali gli effetti della pandemia avevano accelerato un processo iniziato già nel 2014.
Su base nazionale, il calo della popolazione è frutto di una dinamica demografica sfavorevole che vede un eccesso dei decessi sulle nascite, non compensato dai movimenti migratori con l’estero.
I decessi sono stati 713mila, le nascite 393mila, toccando un nuovo minimo storico, con un saldo naturale quindi di -320mila unità.
Nel 2022 i decessi in Italia sono 713mila, con un tasso di mortalità pari al 12,1‰. Rispetto all’anno precedente il numero dei morti è superiore di 12mila unità, ma inferiore di 27mila rispetto al 2020, anno di massima mortalità per via della pandemia.
Il numero più alto dei decessi si è avuto in concomitanza dei mesi più rigidi, gennaio e dicembre, e nei mesi più caldi, luglio e agosto. In questi soli quattro mesi si sono osservati 265mila decessi, quasi il 40% del totale, dovuti soprattutto alle condizioni climatiche avverse che hanno penalizzato nella maggior parte dei casi la popolazione più anziana e fragile, composta principalmente da donne.
Situazioni analoghe si erano già verificate in passato, quando l’eccesso di mortalità rispetto all’anno precedente era dovuto all’elevato numero di decessi dei mesi estivi e invernali. Negli anni 2003, 2015 e 2017 si erano registrati degli incrementi dei decessi rispetto all’anno precedente rispettivamente del 5,2%, 8,2% e 5,5% e anche in questi anni la quota per i mesi di gennaio, luglio, agosto e dicembre era risultata significativa, portandosi sopra il 35%.
Il 47% dei decessi si registra nel Nord, con un valore pari a 333mila. Al Centro i decessi sono 144mila (20%) e nel Mezzogiorno 237mila (33%). È però il Centro la ripartizione con il tasso di mortalità più elevato (12,3‰), segue il Nord (12,2‰). Il Mezzogiorno, invece, con un tasso dell’11,9‰, registra una mortalità al di sotto della media nazionale, motivata dal fatto di presentare una struttura della popolazione relativamente meno invecchiata e pertanto meno soggetta ai fattori di rischio.
A livello regionale la Liguria (15,9‰) e il Molise (14,7‰) sono le regioni con il tasso di mortalità più alto, mentre il Trentino-Alto Adige (9,9‰) e la Campania (10,9‰) quelle con il tasso più basso. Le prime sono, infatti, quelle con una struttura della popolazione più anziana, le ultime invece quelle con la struttura più giovane del Paese.

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