Sul finire del mese di novembre 2021 l’ISTAT ha pubblicato una revisione delle proiezioni di evoluzione futura in Italia della popolazione, fino al 2070.
La popolazione residente è in decrescita: da 59,6 milioni al 1° gennaio 2020 a 58 mln nel 2030, a 54,1 mln nel 2050 e a 47,6 mln nel 2070.
Il rapporto tra giovani e anziani sarà di 1 a 3 nel 2050 mentre la popolazione in età lavorativa scenderà in 30 anni dal 63,8% al 53,3% del totale.
La crisi demografica sul territorio: entro 10 anni l’81% dei Comuni avrà subito un calo di popolazione, l’87% nel caso di Comuni di zone rurali.
I decessi, riassorbito l’effetto perturbatore della pandemia, dovrebbero proseguire a esprimere la loro connaturata tendenza all’aumento.
Tale risultato è in linea con quello che sarà il livello di invecchiamento della popolazione, pur in un contesto di buone aspettative sull’evoluzione della speranza di vita (86,5 e 89,5 anni quella prevista alla nascita nel 2070, rispettivamente per uomini e donne).
Da circa 680mila decessi annui, intorno al 2025, si transiterebbe così intorno a 800mila nel 2050 in modo pressoché lineare, con un picco di 835mila nel 2058, anno dopo il quale l’abbassamento del numero totale di decessi è in linea con la diminuzione assoluta della popolazione.
L’ISTAT fa notare che la revisione delle proiezioni sconta lo shock – su nascite, decessi, immigrazione ed emigrazione – causato dalla pandemia, per lo meno per gli effetti stimati alla data dello studio, ma non si possono escludere aggiustamenti di calcolo nei prossimi anni, sia per la evoluzione pandemica in atto, sia per affinamenti dei metodi di stima applicati.