Il suo nome Pseudomonas putida non promette un granché bene, ma lattuale tecnologia permette di ottenere risultati sorprendenti da questo batterio. Lo hanno dimostrato i ricercatori dello University College di Dublinoche hanno scoperto come questi microrganismi possano vivere nutrendosi di solo stirene un idrocarburo aromatico da cui si ricavano numerosi prodotti tra cui il polistirene e lABS e di convertire un problema ambientale in unopportunità industriale. Nel corso della ricerca Keniv OConnor e i suoi colleghi hanno trasformato il polistirene (o polistirolo) in stirene mediante pirolisi, un processo in cui questa plastica a base di petrolio viene riscaldata fino a 520 gradi Celsius in assenza di ossigeno. Il risultato è un cocktail chimico costituito per più dell80 per cento da stirene più altre sostanze tossiche; il prodotto è stato somministrato a una coltura di Pseudomonas putida CA-3, un ceppo speciale di questo comune batterio, pur sapendo che lolio avrebbe dovuto essere ulteriormente raffinato per permettere ai batteri di crescere. Invece, inaspettatamente, i batteri sembravano prosperare con questa dieta, trasformando 64 grammi di stirene non purificato in circa 3 grammi di nuovi batteri. Nel processo, i batteri hanno immagazzinato al loro interno 1,6 grammi di poliidrossialcanoato o PHA, una plastica che nellambiente naturale si degrada in modo molto più facile rispetto ad altri prodotti ricavati dal petrolio. Il processo fornisce come risultato alcuni prodotti di scarto come il toluene e richiede una notevole quantità di energia per portare avanti la pirolisi, ma si spera possa portare al riciclaggio di materiali difficili da smaltire come il polistirolo