Nelle antichissime comunità israelitiche, protagoniste del racconto biblico, Il funerale aveva luogo nel giorno stesso della morte, non era previsto nessun periodo d’osservazione, perché il caldo torrido avrebbe, in ogni caso, reso tumultuose ed incontrovertibili le fasi della decomposizione cadaverica.
I sepolcri erano dipinti di bianco per allontanare gli Israeliti dal loro contenuto di corruzione, toccare i morti o le cose funerarie era segno di contaminazione, soprattutto per i maestri della legge mosaica.
Alla luce di queste considerazioni le terribili parole del Cristo contro l’ipocrisia dei farisei: “Siete come sepolcri imbiancati” si caricano di una forza polemica di straordinaria efficacia.
Per Gesù di Nazareth, allora, l’ipocrisia è la putredine che corrode l’anima dell’uomo.
Non era mai prevista la cassa mortuaria, il defunto avvolto solo nel sudario era trasportato su una semplice barella.
Per i poveri si scavavano fosse profonde alcune decine di centimetri nella roccia più friabile che, poi, venivano riempite con pietre e ghiaia, i più abbienti, invece, si riservavano avelli sepolcrali, composti anche da diverse stanze ricavate in terreni di loro proprietà.
Le onoranze musicali erano rappresentate da apposite compagnie mortuarie composte da suonatori di piffero, veri professionisti delle lamentazioni luttuose.
Dopo un anno circa si procedeva ad esumazione e riduzione dei resti mortali entro cassette ricavate da blocchi di pietra, così da liberare spazio per nuove sepolture.
I balsami, contrariamente a quanto si pensava in passato, non servivano per conservare a lungo il corpo.
Gli archeologi, infatti, non hanno ancora rinvenuto nessuna prova o testimonianza di pratiche funebri assimilabili, per quell’epoca, ad una qualche forma di tanatoprassi o imbalsamazione
Si ricorreva agli unguenti solo per ritardare la comparsa dei miasmi, perché era costume per i dolenti intrattenersi nel sepolcro, così da intrecciare un silenzioso colloquio con la spoglia del loro caro.
Questa pietosa consuetudine continuava per diversi giorni dopo il funerale.
In Terra Santa, in effetti, sono state solo rilevati casi di mummificazione naturale, siccome la legge del Vecchio testamento non prevedeva l’eviscerazione delle salme per scopo conservativo.
I sepolcreti erano collocati appena fuori dalla cinta muraria dei centri abitati.
Porre pietre sulle lastre tombali era reminiscenza del periodo storico in cui gli Ebrei, lontani dalla Terra Promessa, erano ancora un popolo nomade e segnavano appunto le sepolture con cumuli di sassi.