Liturgia cristiano-ordodossa del commiato – 2/3

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Veglia funebre

Dopo la composizione della salma, il sacerdote entra nella camera ardente ed intona la prima Pannikida oppure il Trisaghio. Le formule, anche nella S. Messa di commiato, possono essere recitate in qualunque lingua, perché non è considerata dal canone la possibilità di un unico idioma universale, come accade, invece, con il latino per la S. Messa Tridentina della Chiesa Cattolica Romana, recentemente (visti i tempi…appunto biblici della Chiesa) “riabilitata” con motu proprio dal Papa Emerito Benedetto XVI.
Si consiglia, comunque, e sempre, di applicare arredi ed immagini di sola fattura ortodossa: per esempio, il Cristo occidentale, rappresentato con occhi azzurri e capelli biondi e lineamenti occidentali è inconcepibile per l’arte sacra ortodossa, quasi fosse una bestemmia.
Il catafalco viene disposto nell’angolo più orientale della stanza, col capo del defunto rivolto ad Est.
Un’immagine sacra sarà appesa alla parete, sul capo del defunto e anch’essa rivolto ad Oriente, laddove sorge il sole (= Cristo astro dell’universo).
Al riguardo, si ricorda che i Monasteri ortodossi sono disponibili a dotare le imprese funebri del materiale iconografico necessario.
L’icona può essere costituita da un semplice cartoncino incollato ad un supporto di legno, ma nulla vieta di impreziosirla con cornici in metallo pregiato riccamente lavorate ed istoriate.
È possibile disporre anche diverse sacre raffigurazioni, fra le quali si suggeriscono La Resurrezione con a destra il Cristo benedicente ed a sinistra la Vergine Maria (anche nei funerali dei Sommi Pontefici Romani è invalsa quest’abitudine) o il Cristo sceso agli inferi per liberare i progenitori.
Un’altra soluzione di grande eleganza sarebbe La Crocefissione abbinata alla figura del Signore che resuscita dal sepolcro.
Il corpo è continuamente vegliato per la lettura del Salterio, e non è mai ammesso che la salma venga abbandonata, senza qualcuno che le sia vicino con la preghiera.

Esaminiamo ora il capitolo dedicato agli addobbi funebri: sono consentiti drappi, ad ornamento della stanza dove giace la salma, sistemati in particolar modo come cornice alla sacra Icona che domina l’ambiente o direttamente sotto al feretro; le stoffe possono essere rosse fuori del tempo pasquale, oppure bianche nel periodo di Pasqua.
Per onorare il morto i fedeli ortodossi, entrando nella camera ardente, si fanno il segno della croce rivolgendosi all’icona affissa al muro, e, di solito, chiedono di poter leggere anche solo per qualche minuto passi delle Sacre Scritture, per poi uscire; le persone di altra confessione religiosa invece possono sempre entrare, ma debbono rimanere nel più assoluto e rispettoso silenzio.
La chiesa ortodossa ammette solo ceri e candele a fuoco vivo, sarà dunque opportuno che per allestire la camera ardente il personale delle onoranze funebri eviti l’uso di lampade votive alimentate con la corrente elettrica.
Per omaggiare il defunto si può anche baciare l’icona che questi regge tra le braccia incrociate, mentre il corpo di sacerdoti o monaci può essere riverito con il semplice bacio della mano.

Feretro

Sul coperchio della cassa lignea dovrebbe essere incisa una croce con le seguenti lettere dell’antico alfabeto greco: IC  ΞC  ( + )  ΝΙ  ΚΑ .
IS XS Ni Ka: Traduzione in latino: Jesus Cristus vincet = Con Gesù Cristo vincerai: sono le parole riferite all’imperatore Costantino.
Il crocefisso viene solitamente collocato al centro e, almeno nella tradizione russa, bisognerebbe utilizzare una croce lignea, lunga quanto tutta la bara e priva del Cristo, visto che la chiesa ortodossa non ammette le raffigurazioni a tre dimensioni.
Lungo i fianchi del cofano è opportuno riportare o meglio ancora incidere alcuni passi del S. Evangelo secondo Giovanni come Gv. cap. 11 vv. 23-27 “Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in me anche se muore vivrà, chiunque vive e crede in me non morirà in eterno”.
È previsto l’uso del velo copri-salme con le immagini della morte e resurrezione del Signore assieme a frasi, le più usate delle quali sono: “Giuseppe d’Arimatea depose il tuo prezioso corpo dalla croce e lo avvolse in un candido lenzuolo con aromi” oppure “Santo Dio, santo forte, santo immortale, pietà di noi”.
Sarà opportuno curare che il viso non sia coperto dal sudario, almeno prima della sepoltura.
In alcuni Paesi slavi è invalsa la tradizione di utilizzare a tal fine un rettangolo di tessuto che viene benedetto al momento del battesimo di una persona.
Questa pratica simboleggia la circolarità della vita, nell’infinito corso dell’Unità Divina.
Data l’usanza del sudario al momento della chiusura della cassa non è opportuno che la salma sia avvolta dalla bordatura dell’imbottitura che si dovrà, dunque, ripiegare con attenzione lungo i lati.
Una consolidata prassi vuole che i famigliari del defunto, nella scelta del cofano, si orientino su di un modello realizzato con legno dolce e, quindi, facilmente consumabile anche ai sensi del paragrafo 9.1 Circ. Min. Sanità n. 24/1993.
Nella consuetudine greca è prevista, per facilitare la rapida mineralizzazione dei corpi esanimi, la composizione delle spoglie entro esili casse ricavate da sottilissime tavole di compensato o materiale cartaceo, mentre il costume slavo riserva maggior attenzione all’aspetto ed allo sfarzo del feretro.
L’antico canone d’Oriente, di norma, prescrive l’utilizzo della bara per i funerali dei propri fedeli.
Una simile pratica risulta difficilmente applicabile al caso italiano, siccome la legge indica tassativamente spessori minimi piuttosto generosi, anche per i feretri destinati all’interramento, ma si veda il D.M. 12 aprile 2007 che ex artt. 31 e 75 comma 3 D.P.R. 285/90 autorizza, almeno in teoria, l’uso, per l’inumazione di un cofano in cellulosa con i bordi in legno.
Solo nelle esequie di un religioso è consentito che il corpo, sempre vestito con i propri abiti cerimoniali, sia inumato direttamente, avvolto solo nel proprio mantello monacale (si veda il paragrafo 8 Circ. Min. 31 luglio 1998 n. 10, ma con molti dubbi tecnici di effettiva fattibilità).
Prima della sepoltura si provvederà comunque, alla “chiusura” di questo improprio feretro, cucendo accuratamente i lembi del tessuto a modo di sacco.

Liturgia

Qualche ora prima della cerimonia funebre, oppure prima del trasporto, la tradizione slava prevede l’ufficio della messa in bara (altrimenti: incassamento e levata), rito che invece è sconosciuto agli ortodossi greci.
Nel luogo in cui giace la salma si introduce la cassa funebre, recitando alcune preci, il sacerdote asperge cofano e corpo esanime con Acqua Santa, poi sistema sulla fronte del cadavere, un nastro, fissato dietro la nuca, che rechi l’immagine di Cristo tra la Vergine ed il Battista, oppure una formula rituale di assoluzione.
Il celebrante pronuncia quindi una preghiera di remissione per i peccati, che viene poi trascritta sopra un foglio da appuntare, conclusa la cerimonia, con uno spillo sul petto del defunto.
Prima che si formi il corteo verso la chiesa, le spoglie mortali vengono incensate e deposte nella cassa mortuaria; mentre i dolenti baciano delicatamente la sacra icona deposta sul de cujus; poi, intonando un particolare canto, la processione muove verso il tempio.
Il feretro entra in chiesa con i piedi davanti, una volta scoperchiato – sempre che sia permesso provvedere a ciò (memento art. 30 D.P.R. n. 285/1990 e paragrafo 9.7 Circ.Min. n. 24/1993), dal punto di vista della legislazione vigente (possibile nelle Regioni che abbiano introdotto il trasporto salme “a cassa aperta”???), è posto al centro, di fronte all’altare, ed attorniato da quattro ceri disposti sempre in forma di croce, e con questo gesto di speranza nella vita eterna, inizia la solenne liturgia delle esequie.
Anche se non era originariamente contemplata per i funerali, la celebrazione eucaristica per un defunto, può tenersi solo al mattino, poiché è normalmente proibita nel pomeriggio, mentre la Messa funebre non è mai prevista nella domenica o nei giorni di festa grande (Natale, Pasqua, Ascensione).
Al termine del rito, prima che si proceda alla nuova e definitiva chiusura della bara, i partecipanti scorrono dinnanzi alla cassa mortuaria, baciando delicatamente l’icona e la fronte del defunto, mentre il coro canta: “Venite, diamo al fratello scomparso l’ultimo bacio …”.
Durante la celebrazione eucaristica sono proposti alcuni passi del S. Evangelo Gv.5,24-30 per le esequie di un laico, nella messa per un presbitero si declamano piuttosto diverse letture come Gv. 6,35-39 e gv. 4,48- 54, mentre nel funerale di un bambino si consigliano alcuni brani dal Vangelo di Luca, in particolare Lc. 18,15-27.
In Russia soprattutto, si è affermata l’abitudine di sostituire, quando sia terminata la Messa, la preziosa icona tra le mani del defunto con una semplice croce in legno, questa opera di pietà e compiuta da uno dei famigliari più prossimi e la persona che riceve in dono la sacra immagine si sentirà particolarmente impegnata nella preghiera per l’anima del trapassato.
Nel caso di un chierico non si preleva mai l’incensiere oppure l’Evangelario, oggetti, questi, che, se preziosi, possono solo essere sostituiti con manufatti di minor valore.
La liturgia vuole anche che l’estinto sia commemorato con un’orazione celebrativa, il breve discorso può essere tenuto da un fedele ortodosso, in chiesa, dopo l’omelia, oppure da una persona di diversa religione prima dell’inumazione in terra consacrata.
Dalle sacre letture declamate nella cerimonia sarebbe opportuno trarre anche una frase o uno spunto che corredi l’eventuale foto ricordo da distribuire ai partecipanti.

Written by:

Carlo Ballotta

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