Il segreto dell'imbalsamatore Salafia

Riportiamo l’articolo di grande interesse scientifico per il settore funerario riportato su Repubblica cronaca di Palermo del —

Il segreto delle Mummie Salafia, l’imbalsamatore che sconfiggeva la morte
di Claudia Brunetto

La leggenda racconta che il segreto dell´imbalsamazione dei corpi finì con lui nella tomba. E, in effetti, colpito da un ictus nel 1933, il palermitano Alfredo Salafia, nato nel 1869, non ebbe certo il tempo di rivelare il suo metodo sperimentato fin dal 1901. Ma oggi grazie allo studio dei suoi appunti, Dario Piombino Mascali, ricercatore all´Istituto per le mummie e assistente dell´antropologo Luca Sineo, è riuscito a riportare alla luce la formula miracolosa e fino a oggi segretissima.
Una miscela chimica che fa sì che la piccola Rosalia Lombardo, morta nel 1920 a soli due anni per broncopolmonite, sembri ancora oggi una bellissima bambina dai capelli biondi raccolti in un fiocco giallo, addormentata nella cripta dei Cappuccini. Una sola iniezione intravascolare di formalina, glicerina, sali di zinco, alcool e acido salicilico, a cui Salafia spesso aggiungeva un trattamento di paraffina disciolta in etere per mantenere un aspetto vivo e rotondeggiante del volto. Anche Rosalia, infatti, ha il viso paffuto e l´epidermide apparentemente morbida come se non fosse trascorso un solo giorno dalla sua morte.
«La scoperta ha certamente un importante valore storico-medico – dice Piombino, di origine messinese, che attualmente può considerarsi l´unico esperto siciliano di paleopatologia – Perché la soluzione messa a punto da Salafia è uno dei primi esempi dell´uso della formaldeide per l´imbalsamazione umana. Tale sostanza fu scoperta del 1868, ma le sue proprietà antisettiche e conservative vennero divulgate solo a partire dal 1892. E dall´anno successivo una sua soluzione acquosa, la cosiddetta “formalina”, fu messa in commercio su larga scala, trovando vario impiego nei campi della zoologia, dell´istologia e dell´anatomia. Ma il più grande merito di Salafia è quello di aver rivolto una grandissima attenzione all´aspetto estetico del defunto, improntato a dare l´illusione non di un cadavere ma di un dormiente. E fu uno dei primi a non usare per l´imbalsamazione l´arsenico e il mercurio nocivi per gli studiosi che li maneggiavano».
Un metodo così efficace che il corpo della bambina analizzato recentemente con una sofisticatissima macchina radiografica rivela ancora oggi la presenza di tutti gli organi interni. In particolare del cervello, del fegato e dei polmoni.
«I sali di zinco – dice Albert Zink, che ha diretto lo staff di ricerca – hanno permesso di conservare anche gli organi interni. In questi anni il corpo ha ovviamente subito delle modifiche anche per effetto della luce che lo danneggia. Il nostro scopo è quello di salvare la mummia da un ulteriore degrado, dal momento che le condizioni climatiche della cripta dei Cappuccini non sono più quelle di una volta. Rosalia alla vista sembra una bambola, ma in realtà è un corpo imbalsamato alla perfezione. Sicuramente una delle mummie più importanti del ventesimo secolo».
La vita del tassidermista e imbalsamatore Salafia, che durante la sua vita non conseguì mai la laurea in Medicina, saranno oggetto di un libro di prossima pubblicazione scritto da Dario Piombino per la casa editrice palermitana Ila Palma. «Ho ricostruito – continua lo studioso – la genealogia della famiglia Salafia e della famiglia Lombardo per sfatare ogni tipo di leggenda metropolitana e dare voce alla scienza. Le due famiglie erano amiche e io sono attualmente in contatto con gli eredi. E soprattutto volevo rendere giustizia a una figura straordinaria come quella di Salafia. Grazie alla sua autorità riuscì a far seppellire Rosalia nelle catacombe quando non era più consentito. Avere scoperto oggi la formula di un metodo che non venne mai patentato sarà utile per pilotare il restauro e la conservazione della piccola Rosalia che prevederà anche la costruzione di una speciale teca a vetri in cui riporre il corpo, dotata di un microclima controllato».
Figlio di una numerosa famiglia benestante, con un padre eroe militare che teneva in piedi negozi di pianoforti e spartiti musicali, Salafia trascorse tutta la sua vita a Palermo, eccetto un breve periodo a New York in cui cerò di pubblicizzare il suo metodo e di imporlo in quello che era un mercato davvero competitivo. Era il 1909 e Salafia decise di raggiungere il nipote che aveva una ditta di pompe funebri a New York. «Bisogna ricordare che le sperimentazioni di Salafia – racconta Piombino – che furono fatte in un primo tempo sugli animali, si inscrivono nel periodo della fine dell´Ottocento in cui si sviluppava un´importante scuola siciliana di anatomia e di imbalsamazione. Lui seguì le orme dei suoi predecessori, a iniziare da Giuseppe Tranchina, ma gli elementi e le dosi della sua formula erano perfetti. Per imbalsamare i propri cari i familiari erano disposti a spendere anche cinquecento lire che per allora erano una cifra considerevole».
Nell´arco della sua vita Salafia imbalsamò oltre cento corpi, fra cui personaggi illustri come Francesco Crispi di cui restaurò il corpo, e ancora il cardinale Michelangelo Celesia, il senatore Giacomo Armò, l´etnografo Giuseppe Pitrè e il conte di Francavilla. E fra quelli ancora oggi conservati nella cripta dei cappuccini, oltre alla piccola Rosalia, il fratello Ernesto Salafia e il vice console Giovanni Paterniti. E alla fine, lui che dedicò tutta la sua vita a combattere la dissoluzione del corpo umano, è scomparso nel nulla.
«Al momento della sua morte – conclude Piombino – fu sepolto al cimitero di Santa Maria di Gesù. Ma nel 2000 quando fu fatto lo spurgo della tomba nessun familiare fu convocato, così attualmente non si sa dove siano fintii i suoi resti. Una grande beffa del destino per uno come lui».
Gli studi su Alfredo Salafia e sulla piccola Rosalia Lombardo sono il primo atto di un progetto più ampio di recupero delle catacombe dei Cappuccini che vede la collaborazione di Giuseppe Carotenuto, Luca Sineo e Franco Palla dei dipartimenti di Biologia animale e vegetale dell´Università di Palermo.

Fonte: La Repubblica Palermo del 27 gennaio 2009

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One thought on “Il segreto dell'imbalsamatore Salafia

  1. Sou brasileira e não sei ler nem falar Italiano, meus descendentes são de Piombino Dese – Italia.
    Tenho grande admiração pela historia e vida de Santa Rosalia. Gostaria de lembrar que Rosalia Lombardo tem o mesmo sobrenome do Rei Guilherme onde Santa Rosalia viveu até seus treze anos, depois dizem a historia que um anjo com aparência humana disse a Rosalia que deveria se afastar e seguir vida monástica.
    O que chama atenção é o fato de que Santa Rozalia era unica herdeira das terras mais cobiçadas na época pelo Clero (ROMA) e acabou vivendo toda sua vida dos 13 aos 30 anos (datas prováveis de que surgeria um herdeiro) morrendo dentro da ordem dos Beneditinos e ou franciscanos na mão do Clero.
    Outro detalhe é que não existe nada escrito por ela e pela familia dela, somente um bilhete dizendo que Santa Rosalia tinha escolhido ficar na ordem.
    Muito óbvio demais e muito conveniente para Igreja, não é mesmo.
    E o fato de que o cientista que investigava sobre a morte da Santa ter morrido sem terminar a pesquisa!
    E o fato de que seu Tio Rogerio teria mandado fazer um mapa destas terras!!
    E que em 1130 o papa decretou o seribato (depois do nascimento de Rosalia)
    Então depois desta data não podia mais haver herdeiros das terra cobiçadas pela Igreja?

    Rosalia

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