Rigor o Rigidita’?
Il Rigor Mortis o Rigidita' Cadaverica consiste nell’ irrigidimento della muscolatura, volontaria ed involontaria, che segue una iniziale fase flaccida post-mortale. Per capire questo fenomeno dobbiamo rifarci alla fisiologia muscolare: in vita, durante la contrazione, i ponti della miosina si legano all’actina e il muscolo si contrae per il reciproco scorrimento dei due filamenti. Nel post-mortem la mancanza di ATP fa si' che si determini un processo di gelificazione dell’acto-miosina, cui segue una retrazione della fibra muscolare: questo stato di contrattura rimarra' tale fino all’insorgenza dei fenomeni putreffattivi che portano alla disruzione per autolisi dei ponti di acto-miosina.
E’ un fenomeno che si instaura gradualmente e che si manifesta come resistenza ai movimenti passivi.
Il rigor non si instaura in modo simultaneo in tutto il corpo, ma segue un andamento cranio-caudale: secondo la “ legge di Nysten ” diventano rigide dapprima le palpebre, successivamente i muscoli mimici del volto, quindi il resto della muscolatura della testa e del collo, del tronco, dell’addome e degli arti. La progressione in realta' e' solo apparente: la rigidita' si instaura contemporaneamente in tutte le sedi, ma appare piu' precoce nei muscoli piu' piccoli, con massa minore: le piccole articolazioni delle mani e dei piedi si fissano tardivamente,essendo sotto il controllo della muscolatura dell’avanbraccio e della gamba. Il rigor comincia circa 2-3 ore dopo il decesso, facendosi completo in 8-12 ore, con la progressione suddetta. A questo punto aumenta di intensita', fino a raggiungere il massimo in 36-48 ore, e quindi inizia a regredire man mano che i processi autolitici distruggono le proteine muscolari. La risoluzione inizia da quei muscoli che si erano irrigiditi per primi e si realizza completamente al 3°-4° giorno dopo la morte.
Se vinciamo il rigor nella sua fase iniziale, cioe' se i ponti di acto-miosina vengono rotti, il processo puo' ancora ripresentarsi, piu' attenuato, per la formazione di nuovi ponti nelle fibre non ancora interessate; superato il limite delle 12-14 ore, la ricostituzione della rigidita' dopo riduzione non e' piu' possibile.
Molti fattori possono influenzare i tempi e l’intensita' del rigor: l’andamento si fa piu' lento nei climi freddi, umidi e poco ventilati; diviene piu' rapido nei climi caldi, asciutti e ben ventilati. Insorge piu' rapidamente negli individui gracili, e' invece piu' tardiva ma piu' intensa in quelli muscolosi. Uno sforzo muscolare prima della morte ( tipico della morte durante una attivita' sportiva ) puo' determinare un inizio piu' precoce e una intensita' maggiore. Eccezionali sono i casi di rigidita' catalettica, legati ad eventi a grande impatto emotivo, nella quale il cadavere conserva lo stesso atteggiamento degli ultimi istanti di vita, descritto in soldati trovati morti in trincea, oppure, limitatamente ad un segmento del corpo, nel suicida con la pistola ancora stretta in pugno.
· Algor o Raffreddamento
Il cadavere si comporta come un qualsiasi altro corpo inerte e la sua temperatura tende a raggiungere l’equilibrio, a livellarsi con la temperatura dell’ambiente.
La temperatura va misurata con un termometro con una escursione adatta ( 0°-37° ), in sedi che riproducano il piu' possibile quella interna; la sede piu' usata e' quella rettale, che necessita dello svuotamento dell’ampolla rettale per l’eventuale persenza di feci. Altre sedi, piu' accurate ma non usate perche' molto invasive, sono quella epatica e quella cerebrale.
La morte determina la cessazione di ogni attivita' metabolica, che comporta anche la cessazione della produzione di calore; cio' avviene progressivamente, in quanto anche dopo la morte continuano, per un certo tempo, alcuni processi biochimici capaci di produrre calore. Tali processi sono piu' intensi nelle prime ore dopo il decesso e vanno gradualmente ad estinguersi. Questo spiega perche' il decremento termico non segua le comuni leggi fisiche: infatti nelle prime ore il cadavere si raffredda molto poco.
In definitiva possiamo distinguere:
1^ fase o fase di discesa lenta, nelle prime 4 ore post-mortem, nella quale la temperatura decresce di circa 1 grado/ora;
2^ fase o fase di discesa rapida, nelle successive 10 ore, nella quale la temperatura scende di circa 1 grado/ora;
3^ fase o di nuova discesa lenta, fra la 15^ e la 24^ ora dal decesso, nella quale la temperatura decresce prima di ¾ di grado/ora, poi di ½ grado/ora, poi di ¼ di grado/ora, per il diminuire del differenziale fra la temperatura corporea e quella ambientale, fino equilibrarsi con la temperatura ambientale.
Esistono pero' molti fattori che possono modificare questo curva di dispersione:
– temperatura corporea iniziale: non sempre la temperatura iniziale e' di 37°C; potrebbe essere: 37°C per stati febbrili, setticemia, convulsioni,…;
– condizioni ambientali: umudita', ventilazione, e soprattutto la temperatura ambientale, che condiziona il gradiente di dispersione e quindi la velocita' di raffreddamento; e' quindi fondamentale conoscere o misurare la temperatura esterna;
– altri fattori: il peso corporeo: perche' il raffreddamento dipende dal rapporto massa/superficie ( a parita' di massa, maggiore e' la superficie e maggiore sara' la dispersione; il magro disperde piu' calore ) e perche', nell’obeso, il tessuto adiposo funge da isolante;
la qualita' degli indumenti che ricoprono il cadavere, che possono funzionare da isolanti.
La temperatura post-mortale va rilevata piu' volte e confrontata con la temperatura ambientale: i valori riscontrati andranno ad indicare la velocita' di raffreddamento.
· Livor o Ipostasi
Nel vivente il sangue e' spinto dal cuore nell’albero circolatorio; con la morte il cuore si ferma e viene meno la vis pressoria: il sangue tende ad accumularsi nelle zone piu' declivi, spinto dalla forza di gravita'.
Le aree di ipostasi variano a seconda della posizione del cadavere e, proprio per questo indicano la postura del corpo dopo la morte e aiutano, con altri elementi a stabilire l’epoca del decesso; talora possono anche fornire indicazioni riguardo la causa di morte.
Le ipostasi si localizzano alla nuca, al dorso e alla superficie dorsale degli arti se il cadavere e' supino; si localizzano alle regioni anteriori o ventrali se il corpo e' prono; nel decubito laterale si ritrovano nel fianco di decubito, tranne nelle zone di appoggio; se il corpo e' sospeso si ritroveranno nelle porzioni distali degli arti ( ipostasi “ a guanti ” e “ a calzino ” ) e a livello scrotale.
La sede delle ipostasi non dipende quindi dalla causa di morte ma e' essenziamente funzione della forza di gravita'. Le ipostasi non si formano nelle zone di appoggio per la compressione e la spremitura vascolare che avviene in questi punti.
Per valutare l’epoca della morte e' molto importante la loro evoluzione nel tempo: in linea generale quando ancora non sono comparse ipostasi sul corpo si puo' supporre che siano trascorse meno di due ore dal momento del decesso. Dalla terza ora in avanti, fino circa alla dodicesima ora, le macchie aumentano di intensita'; successivamente si distinguono diverse fasi:
– fase della migrabilita' totale o assoluta ( 4-8 h ), nella quale spostando il cadavere le ipostasi migrano completamente, scomparendo dal punto in cui si erano formate e riformandosi nella nuova zona declive;
– fase della migrabilita' parziale ( 8-12 h ), nella quale spostando il cadavere le macchie migrano parzialmente: le ipostasi si attenuano, senza scomparire del tutto, nelle zone dove si erano primitivamente formate e compaiono, seppure meno pronunciate, nella nuova zona declive; la migrazione diminuisce per la perdita liquida e l’aumentata concentrazione sanguigna che impedisce al sangue di spostarsi con facilita';
– fase della fissita' relativa ( 12- 72 h ), nella quale le macchie possono scomparire solo esercitando una pressione localizzata piu' o meno intensa ( digito-pressione ) e non risentono piu' degli spostamenti;
– fase di fissita' assoluta ( dopo 48-72 h ): a questo punto le macchie non sono piu' spostabili, per la diffusione dei pigmenti ematici attraverso le pareti vasali e la conseguente imbibizione tissutale;
Le ipostasi si presentano di colorito rosso-violaceo, ma il loro aspetto puo' cambiare in funzione della causa di morte: possono assumere colorito rosso intenso ( rosso ciliegia ) nelle morti per intossicazione da monossido di carbonio, rosso vivo nell’avvelenamento da cianuro, brunastro ( color caffe' ) per intossicazione con sostanze metaemoglobinizzanti ( composti nitrosi ), pallido e di scarsa estensione nello shock emorragico.
Il loro colorito si fa verdastro nello stadio colorativo della fase putrefattiva, per formazione di solfo-emoglobina.
Articolo interessante!
Gentile staff funerali.org
Vi pongo uno strano quesito: un mio amico che sostiene l’infallibilità della bibbia di fronte a una diversa descrizione della morte di giuda da questa spiegazione :
Matteo 27:5 «Giuda dopo aver gettato le monete d’argento si s’impiccò».
Atti 1:18 «Giuda comprò un campo e col capo in giù ponendosi crepò in mezzo e si sparsero tutte le viscere di lui».
Alcune persone hanno ipotizzato che Matteo e Luca si siano contraddetti. Ma si tratta di due diversi punti di vista dello stesso evento. Matteo sostiene che Giuda è morto per impiccagione. Luca essendo un medico, offre una descrizione più dettagliata e tecnica. il corpo di Giuda, appeso , sotto il sole cocente di Gerusalemme, iniziò a decomporsi, tanto da produrre quei batteri che avrebbero iniziato a divorare i tessuti e quindi a smembrarne tutte le parti interne. Un sottoprodotto del metabolismo di questi batteri provoca spesso la formazione di gas organici, la cui pressione esercitata all’interno del cadavere ne avrebbe provocato il rigonfiamento e quindi lo scoppio della zona viscerale, . Questo rigonfiamento fece aumentare ulteriormente il peso del corpo tanto da provocare la rottura del ramo o del supporto su cui era legato il cappio. All’impatto di questa caduta la pelle si squarciò con molta facilità facendo sparpagliare qua e là gli organi interi per via dell’effetto esplosivo provocato dai gas che si erano venuti a generare internamente. E’ possibile una tale giustificazione alla luce delle Vostre conoscenze. Secondo me l’errore maggiore consiste nell’ipotizzare un aumento di peso del cadavere. Mentre in realtà a seguito della disidratazione dei liquidi corporei si dovrebbe avere una diminuzione di peso. Distinti saluti Cristina
X Cristina,
Tralasciando dogmi di fede (sarei, anche da credente convinto,, poco obiettivo e lucido, nel voler negare l’apparente contraddizioni tra i due resoconti neo-testamentari sulla fine di Giuda Iscariota) posso solo aggiungere che:
L’aposolo traditore potrebbe effettivamente essersi gettato nel vuoto con una corda al collo, ma gli effetti della morte per (presunta) impiccagione producono molteplici conseguenze, sotto il profilo della medicina necroscopica: Nella fase enfisematosa della decomposizione il cadavere, per la sovrappressione dei gas putrefattivi, assume un aspetto rigonfio e gigantesco, attenzione, però, ad aumentare è il volume, non il la massa in sè del corpo esanime, nulla vieta, allora, che l’addome sia esploso, con riversamento all’esterno delle viscere, magari proprio grazie alla posizione verticale e sospesa da terra, tipica dell’impiccato.
Il cadavere, poi, potrebbe essersi schiantato sul terreno del “campo del sangue”, anche da una discreta altezza, forse perchè il ramo cui era appeso si sarebbe anche potuto spezzare, sotto la spinta del peso inerte, dopo aver adempiuto la sua tragica funzione di impropria forca.
quando un cadavere è corrispondente a “malattie infettive” dove viene portato.
Come? E’ comunque il medico necroscopo che esegue la visita? come viene esposto per la veglia? esistono misure cautelari per il seppellimento a parte la doppia cassa?
Lo strumento per la rilevazione “strumentale” della morte è l’elettrocardiografo. 20 minuti di ECG piatto equavalgono a morte certa e fugano per sempre il sospetto di morte apparente.
come si chiamano i termometri di cui si avvale il necroscopo?