Cara Redazione,
Vi narro di un edificio sacro, aperto anche al culto, ma soprattutto adibito anche a destinazione anche sepolcrale in città, come considerarla ai fini della polizia mortuaria, quid juris?
Se questa fosse preesistente all’entrata in vigore del T.U.LL.SS., non si seguirebbero le prescrizioni di cui ai commi da 1 a 3 dell’art. 104 D.P.R n. 285/1990 ma solo il precetto del comma 4 poiché nell’attività di vigilanza, rientra anche quanto imposto dall’art. 102 D.P.R cit., cioè la verifica dello Jus Sepulchri nella cappella privata.
Nel caso di cappelle private fuori del recinto cimiteriale e intestate a persona giuridica (enti ecclesiastici oggi regolati dalla legge 20 maggio 1985, n. 222, a seguito delle modifiche al Concordato ed ai Patti Lateranensi di cui all’Accordo firmato a Villa Madama il 18.2.1984???) va tenuto conto dell’art. 93 comma 1 D. P. R. n. 285/1990, cioè occorre che le persone destinate ad essere sepolte nella edicola privata vengano individuate sulla base dell’ordinamento dell’ente e dell’atto di concessione. Di certo si tratta di atti molto risalenti nel tempo, in quanto dal 1934, anno di entrata in vigore del T.U.LL.SS. le cappelle private esterne al perimetro cimiteriale (Art. 340 comma 2 R.D. 1265/1934), implementato, poi dal Capo XXI D.P.R. 285/90, sono sottoposte questa doppia, obbligatoria caratteristica: debbono, infatti, esser:
a) private (e questo è pacifico)
b) gentilizie cioè dedicate ad un preciso nucleo famigliare. (ed in Italia, la famiglia è fondata sul…matrimonio ex Art. 29 Cost.).
Perchè, non pensare, invece, ad un immobile dove sia praticata, in casi del tutto estremi e straordinari, la tumulazione privilegiata (Canone 1248 del Codice Diritto Canonico, art. 341 T.U.LL.SS ed art. 105 D.P.R. 10 settembre 1990 n. 285?