Funerali del Papa Emerito, aspetti tecnici

Volendoci soffermare sull’ultimo precedente storico, – se non sbaglio – la spoglia mortale di Karol Wojtyla fu racchiusa in triplice cassa: l’una di legno leggero (pino o abete?) l’altra di piombo (non di zinco!) pesanti circa 3 quintali ed, infine la terza di pregiata noce.

Tra l’altro anche nei verbali vaticani si parla di “tumulazione”.

Il feretro così confezionato fu calato in un tumulo ipogeo (on line sono visibili ancora le foto) con tutte le pareti rivestite di marmo. Quindi non una fossa, bensì una cella sepolcrale ipogea, a pavimento.

Il cofano metallico è stato saldato a fuoco una volta trasportato il feretro nelle grotte vaticane (a presenziare alla stagnatura, quasi fosse un “vigile sanitario” era proprio… il Cardinale Joseph Ratzinger), quindi i fedeli accorsi in Piazza San Pietro per le esequie poterono vedere solo la prima bara, ossia quella di pino o abete dalla particolare forma trapezoidale.

Tra l’altro sul coperchio di lamiera sono stati impressi i sigilli (…alla faccia di quelli in ceralacca previsti dal paragrafo 9.7 della Circ.Min. n.24/1993)

Dovrebbero così ricorrere tutti gli elementi tipici della tumulazione nella sua forma tradizionale, ossia “stagna”. Direi, però, che la tamponatura della cella sia stata assicurata solo da una pesante lastra di marmo e non con muratura impermeabile (mi riservo, però, di approfondire e di rettificare se sarà necessario)

La cassa metallica deve rigorosamente fasciare quella di legno e non può esser interna (se non si parlasse di Cose Sacre mi sovverrebbe un parallelo “blasfemo” con il paragrafo 9.1 della Circ.Min. 24 giugno 1993 n.24 in merito alla querelle sorta tra Comuni e imprese funebri negli anni ’90 sull’ordine in cui disporre le due casse nei feretri di cui all’Art. 30 DPR n.285/1990).

Tra l’altro la tumulazione assieme al trattamento antiputrefattivo cui tutti i Pontefici defunti sono sottoposti, ha proprio il precipuo scopo di favorire la conservazione del corpo non solo per la lunga veglia funebre, ma in vista di una forse futura santificazione, con apertura del sepolcro e traslazione del corpo in Basilica (come, per altro, è poi accaduto con Giovanni XXIII e lo stesso Giovanni Paolo II).

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Carlo Ballotta

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