Il Tribunale civile di Foggia ha respinto il ricorso presentato dall’associazione ‘pro Padre Pio’, presieduta dall’avvocato torinese Francesco Traversi che si oppone alla esumazione ed esposizione ai fedeli del corpo del santo, ma anche al trasferimento dalla cripta di San Giovanni Rotondo dove e’ stato finora custodito, alla vicina nuova e grande chiesa realizzata da Renzo piano. Il giudice Gianfranco Placentino che ha respinto il ricorso ha ritenuto che l’associazione non era legittimata ad agire legalmente perche’ – scrive nell’ordinanza – nessuno puo’ far valere nel processo in nome proprio un diritto altrui. Chiarisce anche che e’ la Chiesa cattolica, e per essa i suoi rappresentanti istituzionali, l’organismo portatore di interessi dei fedeli stessi. La decisione e’ stata accolta con soddisfazione dall’arcivescovo di Manfredonia, mons.Domenico D’Ambrosio, secondo cui ”hanno prevalso il buon senso, la ragionevolezza e il diritto”, e con perplessita’ dall’associazione che si batte strenuamente, anche sul fronte penale, contro l’esumazione del santo. L’arcivescovo e i frati minori cappuccini della provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio, sollevati per la decisione del giudice, auspicano ora che ”quanto prima la vicenda possa uscire definitivamente dalle aule giudiziarie, per evitare che il Santo venga trascinato in un ambito che non gli e’ proprio”. Ma l’associazione non sembra volere fare passi indietro e insiste sostenendo che le ultime volonta’ di Padre Pio furono chiaramente espresse nel testamento con l’affermazione: ‘i frati si seppelliscono al cimitero ed io voglio essere messo sotto terra” e non quindi, spiegano i responsabili, ”in una teca di cristallo esposto alla curiosita’ di turisti”. Cosi’, incassata la prima sconfitta in sede civile, l’associazione ‘pro padre Pio’ sta valutando se presentare ricorso, ma resta impegnata sul fronte penale avendo presentato una denuncia per violazione di sepolcro, vilipendio di cadavere ed altri reati riguardanti atti sacrileghi. Iniziativa in seguito alla quale il nome di mons. D’Ambrosio e’ stato iscritto nel registro degli indagati della procura di Foggia. Nel frattempo si va avanti con la ricognizione canonica del corpo che sara’ sottoposto a trattamenti conservativi.