Liberalizzati tutti i servizi pubblici locali: la loro gestione viene conferita mediante gara a societa’ di capitali o a societa’ a partecipazione mista pubblica e privata, nella quale il socio privato detenga pero’ una quota non inferiore al 30%. E’ comunque possibile il ricorso in house nei casi di fallimento di mercato ma i paletti aumentano: in questo caso, infatti, i titolari della gestione di servizi pubblici locali non affidati mediante procedure ad evidenza pubblica non possono esercitare ulteriori servizi ne’ partecipare a gare in altri ambiti territoriali. Lo prevede il disegno di legge che compone la manovra triennale approvato dal Governo ieri. “L’erogazione dei servizi pubblici che hanno per oggetto produzione di beni ed attivita’ a favore della collettivita’ locale per realizzare fini sociali e promuovere lo sviluppo economico e civile – si legge nell’articolato – avviene con conferimento della gestione del servizio: a societa’ di capitali individuate mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto della disciplina Ue in materia di appalti pubblici e di servizi pubblici; a societa’ a partecipazione mista pubblica privata nella quale il socio privato detenga una quota non inferiore al 30%, a condizione che quest’ultimo sia scelto mediante procedure ad evidenza pubblica nelle quali siano gia’ stabilite condizioni, modalita’ e durata della gestione del servizio” e a condizione che sia “vietata la proroga o la rinnovazione dell’affidamento alla sua scadenza e che siano previste le modalita’ di liquidazione del socio al momento della sua scadenza dell’affidamento del servizio”. Non manca pero’ una deroga: “la gestione infatti puo’ essere assegnata a societa’ a capitale interamente pubblico, partecipate dall’ente locale” quando la situazione economica, sociale e ambientale del territorio di riferimento non consente un efficiente ricorso al mercato. Questo pero’ solo sulla base di un’adeguata istruttoria che ne motivi le ragioni.