Opposizione e maggioranza sulla riforma dei servizi pubblici locali

L’ex ministro Linda Lanzillotta, che ha cercato invano di condurre in porto la riforma del settore nella scorsa legislatura, e’ convinta che le nuove misure ”vanifichino la liberalizzazione”. Della stessa opinione Bruno Tabacci dell’Udc: ”Cosi’ – dice – si torna all’antico”. Ci sono volute tre ore di discussione in commissione per mettere a punto un testo sul quale maggioranza e governo fossero d’accordo. L’obiettivo principale, recita al primo comma il provvedimento, e’ quello di ”favorire la piu’ ampia diffusione dei principi di concorrenza” dei servizi di ”tutti gli operatori economici interessati nella gestione di servizi di interesse generale in ambito locale”. Ma il nodo e’ stato quello delle deroghe alle gare. Il testo che ha incassato il voto favorevole della maggioranza amplia infatti il ventaglio delle eccezioni: insomma, gare si’ ma non solo. Di fronte all’impossibilita’ di ”un efficace ricorso al mercato – si legge – l’affidamento puo’ avvenire in favore di societa’ a capitale interamente pubblico partecipate dall’ente locale che abbiano i requisiti richiesti dall’ordinamento comunitario per la gestione in house”; oppure – e’ questa e’ la novita’ introdotta dai deputati – l’affidamento puo’ essere dato a societa’ a partecipazione mista pubblica e privata anche quotate in borsa, partecipate dall’ente locale, a condizione che il socio privato sia scelto mediante gara. Un punto quest’ultimo che e’ stato al centro degli attacchi del Pd ma che qualche dubbio lo lascia anche ai tecnici del Servizio Studi della Camera: in base alla giurisprudenza della Corte di giustizia europea – spiegano gli esperti – la deroga che riguarda le societa’ a capitale misto non sembra interamente compatibile. Problematicita’ che si aggravano a causa di quanto disposto da un’altra misura (aggiunta sempre nel corso dei lavori parlamentari) che consente alle societa’ miste quotate in borsa, titolari di affidamenti diretti, di acquisire la gestione di servizi ulteriori. Ovvero in ambiti territoriali diversi. Tra le altre novita’ introdotte durante i lavori anche l’obbligo per l’ente che affida di dare adeguata pubblicita’ alla scelta, motivandola, e di trasmettere una relazione all’Autorita’ Antitrust per l’espressione di ”un parere”. Sempre il testo riformulato prevede che, fermo restando la proprieta’ pubblica delle reti, la loro gestione possa essere affidata ai soggetti privati, cosi’ come viene previsto l’affidamento simultaneo con gara di piu’ servizi ”nel caso in cui risulti conveniente economicamente. Spunta poi anche una norma ad hoc sull’acqua. Fissata una scadenza, il 31 dicembre 2010, entro la quale le concessioni idriche decadranno automaticamente. Infine, l’ultima parte della norma definisce i paletti temporali(180 giorni) entro i quali il governo deve emanare i regolamenti in materia. Il pacchetto e’ quindi complesso e lo stesso governo ha ammesso di ”capire le obiezioni ma anche di essere convinto – ha spiegato il sottosegretario all’Economia Giuseppe Vegas – che l’ultima versione del testo sia in grado di superarle grazie a un prezioso lavoro di cesellatura”.

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