Il Consiglio dei ministri del 22 luglio 2010 ha dato il via libera definitivo al regolamento (cosiddetto Fitto) attuativo della riforma dei servizi pubblici locali, che darà piena attuazione al decreto legge che porta la firma del ministro Andrea Ronchi, e che riguarda i servizi idrici, i rifiuti e il trasporto pubblico locale.
La riforma delle gestioni dei servizi pubblici avverrà a tappe a seconda di come era avvenuto l’affidamento.
Decadranno alla fine di quest’anno le gestioni affidate direttamente senza gara ed entro il 2011, invece, le gestioni in house e quelle delle spa miste qualora non abbiano ceduto almeno il 40% delle loro quote ad un socio privato che dovrà assolvere anche a compiti gestionali.
Potranno andare, invece a scadenza naturale del contratto, tutti gli affidamenti che già hanno proceduto a cedere una loro quota di almeno il 40% a soci privati.
Gli affidamenti potranno essere dati nella formula in house, ovvero a favore di società a capitale interamente pubblico, partecipate dall’ente locale. Ma in questo caso occorre il benestare dell’Antitrust, se il valore annuo del servizio supera i 200.000 euro (una inezia, visto che di servizi pubblici locali con meno di 4 dipendenti, per i quali si costituisce una società ad hoc, è ben difficile parlare).
Nella richiesta del parere all’Antitrust, esclusivamente per i servizi relativi al settore idrico, l’ente che sceglie l’affidamento in house può rappresentare specifiche condizioni di efficienza che rendono quel tipo di gestione comparativamente non svantaggiosa per i cittadini rispetto a una modalità alternativa di gestione dei servizi pubblici locali. Ovvero chiusura dei bilanci in utile, reinvestimento nel servizio almeno dell’80% degli utili per l’intera durata dell’affidamento; applicazione di una tariffa media inferiore alla media di settore; raggiungimento di costi operativi medi annui con un’incidenza sulla tariffa che si mantenga al di sotto della media di settore. Il rispetto di queste condizioni sarà oggetto di verifica annuale da parte dell’ente affidante, che ne dovrà inviare gli esiti all’Autorità garante della concorrenza e del mercato. E nel caso la verifica dia esiti negativi l’ente dovrà procedere alla revoca dell’affidamento e provvedere al conferimento della gestione del servizio con altra modalità.
Le società che diventano affidatarie dei servizi in house sono assoggettate al patto di stabilità interno e dovranno ricorrere (come anche quelle a partecipazione mista pubblica e privata) per l’acquisto di beni e servizi, alle disposizioni previste dal codice dei contratti pubblici. E per il reclutamento del personale si dovranno adeguare ai principi del concorso pubblico.
Il regolamento fissa poi confini tra regolazione e gestione del servizio, introducendo in quest’ultimo caso i motivi di incompatibilità per chi ricopre o ha ricoperto funzioni di amministratore nell’ente affidante. Provvedimento che si dovrà applicare solo alle nomine e agli incarichi da conferire successivamente all’entrata in vigore del regolamento stesso.
Ma la stagione dell’incertezza pe ri servizi pubblici locali non è ancora terminata, perché si è appena conclusa la raccolta delle firme per il referendum abrogativo dell’articolo 23-bis del DL 112/2009, cioé della base giuridica del regolamento Fitto. Se verrà ammesso il referendum, presumibilmente verremo chiamati al voto a giugno del prossimo anno, e si saprà se tutta questa impacatura cadrà o se reggerà.
Nel frattempo si potrà leggere il testo del regolamento Fitto (con anche le evidenziazioni delle modifiche apportate in questi ultimi mesi) sul sito www.euroact.net – per gli utenti registrati – nell’Area NOVITA’ DALLE ISTITUZIONI, cliccando sul link relativo al Regolamento sui servizi pubblici locali.
finalmente!!!!!!
la politica ha finito di fare i fatti propri con la falsa scusa dell’acqua pubblica!!!!!