“Necessità di innalzare il valore economico delle soglie al di sotto del quale non è necessario, per gli enti locali con meno di 50mila abitanti, acquisire il parere dell’Antitrust, proponendo 200mila euro annui e non complessivi, opportunità di rivedere l’elencazione dei casi di incompatibilità tra cariche amministrative e societarie, in alcuni frangenti troppo con poca garanzia per gli enti locali, necessità di prevedere meccanismi per assistere e tutelare le amministrazioni locali nell’applicazione della nuova normativa”. Sono i punti chiave presentati in un documento dall’Anci, rappresentata da Giorgio Galvagno, sindaco di Asti e delegato ai Servizi pubblici locali nell’audizione sulla riforma dei servizi pubblici locali, convocata dalla I commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati. Dopo i pareri favorevoli ricevuti lo scorso mese di aprile in Conferenza Unificata Galvagno considera l’audizione “un confronto importante, con dei risvolti interessanti, ma ora attendiamo la linea che intenderà intraprendere il Governo”. All’audizione, alla quale per conto dell’Anci ha partecipato anche Antonio Di Bari, responsabile dell’ufficio dell’associazione sui servizi pubblici locali, l’Anci ha ribadito che “rispetto alle criticità mosse dal Consiglio di Stato riguardo le soglie inerenti l’obbligatorietà del parere dell’Antitrust, quanto proposto dall’organo consultivo non risulta congruo poiché vengono proposti valori così esigui da limitare alquanto i casi di esclusione, risultando non incisivi rispetto alla mole del lavoro della stessa autorità”. Di conseguenza l’associazione ha proposto “che si potrebbe invece eliminare il riferimento alle 50mila unità e lasciare solo il valore economico per la richiesta del parere, ciò semplificherebbe la procedura consentendo anche ai Comuni più grandi di evitare la richiesta per valori già riconosciuti poco significativi”. “Abbiamo affrontato il panorama con spirito costruttivo e sottolineando i risultati conseguiti in Conferenza Unificata – spiega Galvagno al termine dell’audizione – insieme ad altre parti interessate che concorrono con noi a definire un quadro importante per la società italiana, considerando che i servizi pubblici locali rappresentano un punto determinante per lo sviluppo del Paese. In audizione – aggiunge – è emerso che non tutte le posizioni sono collimanti, non poteva essere altrimenti, come enti locali tendiamo a preservare maggiormente il ruolo dei Comuni, ma abbiamo sottolineato la massima volontà di apertura alla concorrenza. Le osservazioni fatte sono orientate a questo principio, mettendo però bene in luce che concorrenza non significhi svalutazione dei nostri beni”. Per Galvagno inoltre “per quanto attiene la presunta incompatibilità per i tecnici comunali quali membri delle commissioni di gara qualora vi partecipi una società dell’ente locale, cosi come previsto dallo schema di regolamento, non si condivide affatto la posizione del Consiglio di Stato”. Ed inoltre: “Sulla separazione tra funzioni di regolazione e funzioni di gestione preoccupa il fatto che il regolamento sia sbilanciato e si limiti solo a definire le incompatibilità tra incarichi societari e amministrativi, laddove la norma generale prevedeva questa distinzione anche e non solo mediante la revisione delle incompatibilità”. Galvagno in conclusione ribadisce la linea Anci “di accordo sulla riforma ma auspica un coordinamento tra la riforma e le importanti norme in discussione inerenti l’assetto istituzionale del Paese, quali federalismo e Carta delle Autonomie”.