Secondo le teorie tradizionali sulle pratiche di mummificazione egizie, in epoca tardo Neolitica e nel periodo Predinastico (tra il 4500 e il 3100 a.C.), le salme che dovevano essere preservate venivano avvolte in bendaggi ed esposte all’esterno, dove il clima secco e la sabbia del deserto le essiccavano naturalmente.
Finora le prove scientifiche di una mummificazione intenzionale, compiuta con resine naturali, si limitavano a qualche sporadico caso risalente alla fine dell’Antico Regno (2200 a.C. circa).
Queste pratiche funerarie divennero più comuni durante il Medio Regno (2000-1600 a.C.).
Diversi egittologi sospettavano, però, che il processo avesse origini più antiche.
Ora i ricercatori hanno esaminato dei tessuti funerari rinvenuti nelle tombe di uno dei più antichi cimiteri egizi risalenti tra il 4500 ed il 3350 ed hanno identificato, in alcune bende di lino, delle sostanze complesse utilizzate per l’imbalsamazione. Analisi biochimiche hanno rivelato che le bende erano imbevute di resina di pino, estratti di piante aromatiche, gomma mescolata allo zucchero, petrolio naturale e grasso animale. Secondo i ricercatori questi risultati suggeriscono che queste sostanze per le imbalsamazioni erano state utilizzate almeno mille anni prima di quanto si pensasse. I prodotti naturali usati, spesso elaborati e lavorati, erano gli stessi di quelli impiegati nella mummificazione, al culmine dell’impero faraonico, circa 3000 anni dopo
Per avvalorare la loro ipotesi, gli archeologi di tre Università (guidati da Stephen Buckley dell’Università inglese di York insieme a ricercatori delle università di Oxford e di Macquarie in Australia) hanno effettuato analisi biochimiche dei tessuti funerari di alcune mummie rinvenute in una delle più antiche necropoli egizie mai documentate: quella di Mostagedda (o Mustagidda), un sito archeologico dell’Alto Egitto (ossia la parte meridionale della Valle del Nilo).
Le bende erano conservate in alcuni musei del Regno Unito. "Queste ricette resinose messe sulle bende di lino che avvolgevano i defunti, – ha detto Buckley – contenevano agenti antibatterici e furono impiegate nelle stesse proporzioni dagli imbalsamatori egiziani quando la loro abilità era al suo apice, ossia 2500 – 3000 anni dopo".