Il 30 novembre 2004 i deputati francesi hanno approvato all’unanimità la legge che disciplina i diritti dei malati e la fine della vita. La legge esclude la depenalizzazione dell’eutanasia o l’autorizzazione del suicidio assistito e non modifica il codice penale, ma introduce il rifiuto dell'”ostinazione irragionevole” a mantenere in vita il paziente, quando appare chiaro che le terapie sono inutili, sproporzionate o che non hanno altro scopo che l’accanimento. Il cardine della legge è l’introduzione del dovere del medico di “rispettare la volontà del paziente”: se il paziente in fin di vita vuole interrompere la terapia, il medico rispetta la sua volontà dopo averlo informato delle conseguenze della sua scelta. La legge introduce anche il concetto di “direttive anticipate” che il paziente può lasciare e che, pur non essendo vincolanti, hanno un valore indicativo per i medici. La legge è il frutto di otto mesi di lavori compiuti da una commissione mista di 31 parlamentari, che si è costituita dopo la morte del giovane tetraplegico Vincent Humbert. Humbert morto il 26 settembre 2003, dopo che il medico che lo aveva in cura, ha spento il respiratore che lo manteneva in vita e gli ha praticato un’iniezione letale. Chaussoy è sotto processo dal gennaio 2004 per “avvelenamento premeditato”. La vicenda ha contribuito in modo determinante alla stesura della legge. Il senato francese dovrà pronunciarsi a febbraio o marzo prossimo sulla legge e conseguentemente essa sarà applicabile. In Europa, Belgio, Olanda e Svizzera hanno approvato norme che autorizzano, dietro severi limitazioni e controlli, il suicidio assistito.
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