Una sentenza del Tar Lazio (7/7/2015 n. 11098/2015 ) relativa al cambiamento di opinione di un Ente Locale tornato sui suoi passi, con provvedimento di autotulela riguardante la revoca dell’affidamento di costruzione e gestione di un crematorio in project financing, potrebbe costituire un precedente non solo per insediamenti di nuovi crematori, o project financing cimiteriali (sempre più contetstai dai cittadini che stanno nelle vicinanze) ma anche pe ropere più importanti fino ad arrivare alle battaglie dei NOTAV.
La recente sentenza del Tar Lazio, depositata lo scorso 8/9/2015, riguarda il piccolo comune di Borgorose, in provincia di Rieti, di 4.600 abitanti.
Nella sentenza, la numero 11.098 del 2015, si afferma il principio, che nel valutare l’interesse pubblico di un’opera, l’ente pubblico deve tenere conto del parere dei propri cittadini.
Si tratta del ricorso effettuato da una ditta, che aveva pubblicamente vinto il bando del comune di Borgorose, per la realizzazione di un forno crematorio, dichiarato di pubblica utilità, autorizzando l’azienda ad avviare i lavori.
Poi nell’agosto 2014, il Comune aveva revocato l’apposita delibera, per cui l’azienda ha fatto ricorso al Tar, ora perdendolo.
Nella sentenza i giudici hanno rilevato nella revoca del bando «alcuni profili inerenti una nuova valutazione dell’interesse pubblico», nello specifico «la manifestazione da parte della popolazione del comune della contrarietà alla realizzazione dell’opera e l’interesse primario, dunque, a rispondere ai bisogni manifestati dalla stessa popolazione».
Nella sentenza i giudici scrivono che «tale motivazione rende prevalenti le ragioni di opportunità della nuova scelta, con conseguente conferma della qualificazione del provvedimento in termini di revoca».
E quindi la contrarietà popolare all’opera è presupposto valido, secondo i giudici del Tar, per confermare la validità della delibera comunale di revoca del bando per il forno crematorio.
Ora si attende il risultato dell’appello in Consiglio di Stato, ma la questione evidenzia ancora una volta la mancanza di una norma statale specifica per l’insediamento e la successiva operatività dei crematori, che lascia ai giudici interpretare decisioni di Amministrazioni comunali che vengono prese più sull’onda emotiva che non su concrete valutazioni tecniche sulla natura e quantità dell eemissioni in atmosfera di un crematorio.
Il testo della sentenza è reperibile in banca dati del sito www.euroact.net, nell’apposita AREA SENTENZE