[Fun.News 2816] Commissione UE all'Italia: rivedere aliquote IVA e meno affidi in house

La Commissione Europea ha approvato il 13 maggio 2015 le Raccomandazioni sul Programma Nazionale di Riforma 2015 dell’Italia.
Il documento include una serie di considerazioni sulla politica economica italiana, come i limitati progressi verso un miglioramento duraturo dell’efficienza e della qualità della spesa pubblica. In particolare, vengono evidenziate persistenti restrizioni in materia di concorrenza (punto 20 del documento), con rilevanti ostacoli in settori quali i servizi pubblici locali, che “mostrano segni evidenti di inefficienza […] con ricadute negative anche sulle finanze pubbliche” e in riferimento ai quali “la stragrande maggioranza dei contratti è assegnata in house o con procedure analoghe”. Pertanto, in materia di servizi pubblici locali, la Commissione raccomanda all’Italia (raccomandazione n. 6) di adottare misure finalizzate a favorire la concorrenza e “garantire la rettifica dei contratti che non ottemperano alle disposizioni sugli affidamenti in house entro la fine del 2015”.

Di seguito la sintesi delle valutazioni della Commissione e delle raccomandazioni all’Italia (in grassetto alcuni dei temi di maggiore interesse per il settore funebre e cimiteriale)
La Commissione europea ha adottato le raccomandazioni di politica economica specifiche per ciascuno dei 26 Paesi per il 2015 e il 2016, in cui chiede l’adozione di misure nazionali volte a creare occupazione e a stimolare la crescita.
Le raccomandazioni rispecchiano l’agenda economica e sociale della Commissione che è incentrata su tre pilastri che si rafforzano a vicenda: rilancio degli investimenti, realizzazione di riforme strutturali e perseguimento della responsabilità di bilancio.
RACCOMANDAZIONI PER L’ITALIA
Per la Commissione: l’Italia presenta squilibri macroeconomici eccessivi che richiedono un’azione politica decisa e un monitoraggio specifico.
In particolare, è essenziale affrontare le cause all’origine del persistere di bassi livelli di produttività del lavoro e della debolezza della competitività, nonché riportare il debito nazionale su un percorso discendente.
Per quanto attiene gli effetti della sentenza della Corte costituzionale sulla non indicizzazione temporanea delle pensioni più elevate nel 2012-2013, per la Commissione l’esatto impatto di questa sentenza sul bilancio dipenderà dalle modalità della sua esecuzione da parte del governo italiano, che debbono ancora essere definite.
Nell’ipotesi di politiche invariate, le previsioni della Commissione evidenziano una futura riduzione del PIL dello 0,2%.
Saranno pertanto necessarie ulteriori misure. In base alla valutazione del programma di stabilità e tenuto conto delle previsioni di primavera 2015 della Commissione, il Consiglio è del parere che vi sia il rischio che l’Italia non ottemperi alle disposizioni del patto di stabilità e crescita.
Nel corso dell’ultimo anno l’Italia ha compiuto passi in avanti significativi per alleggerire l’onere fiscale sul lavoro, che resta però alto.
Sono ancora eccessivamente elevati il numero e la portata delle agevolazioni fiscali, in particolare le aliquote ridotte dell’IVA.
Quanto alla tassazione dei beni immobili, ci sono stati soltanto lenti progressi della riforma del catasto, nell’ambito della quale si rende particolarmente necessaria una revisione dei valori catastali obsoleti. Inoltre, rimangono lettera morta la revisione dell’imposizione ambientale e l’eliminazione delle sovvenzioni dannose per l’ambiente. L’Italia ha istituito un comitato per la fiscalità ambientale.
Questi diversi aspetti sono contemplati dalla legge delega di riforma fiscale, la cui attuazione è stata tuttavia rimandata per l’assenza di decreti legislativi attuativi.
Nonostante alcuni interventi in questo settore, in Italia l’efficienza del sistema fiscale è anche compromessa da livelli ancora bassi e costosi di adempimento degli obblighi fiscali e dall’elevata evasione fiscale (secondo le stime del governo, pari a 91 miliardi di EUR all’anno o al 5,6% del PIL).
Limitati sono stati i progressi verso un miglioramento duraturo dell’efficienza e della qualità della spesa pubblica a tutti i livelli dell’amministrazione. I risparmi di bilancio approvati per legge, anche a livello regionale e locale, sono inferiori a quanto previsto dal programma nazionale di riforma 2014. In materia di gestione dei fondi dell’UE persistono gravi carenze.
La pubblica amministrazione italiana è ancora caratterizzata da significative inefficienze che gravano sul contesto imprenditoriale e sulla capacità del paese di attuare efficacemente le riforme.
Sono stati compiuti e continuano a essere profusi sforzi intesi a migliorare il quadro istituzionale e la qualità complessiva della pubblica amministrazione.
Per la fine del 2015 è prevista un’ambiziosa riforma della Costituzione, particolarmente volta a chiarire la ripartizione delle competenze tra i vari livelli dell’amministrazione.
Non è ancora stata completata una riforma complessiva della pubblica amministrazione in materia di ricambio del personale, mobilità e retribuzioni.
Benché siano stati compiuti passi in avanti per incrementare la trasparenza e rafforzare i poteri dell’autorità nazionale anticorruzione, non è stata ancora effettuata la riforma dei termini di prescrizione, ritenuta anche da altre organizzazioni internazionali un caposaldo della lotta contro la corruzione in Italia.
Negli ultimi anni sono state prese misure importanti sia per migliorare l’amministrazione della giustizia, mediante la revisione della geografia giudiziaria e la creazione di tribunali specializzati, sia per ridurre il numero di ricorsi, promuovendo la risoluzione extragiudiziale delle controversie.
La lunghezza dei procedimenti rimane un grave problema e la riforma intrapresa deve ancora portare i primi frutti. Sono necessarie ulteriori misure di ristrutturazione e consolidamento del settore bancario italiano per migliorare l’efficacia dell’intermediazione finanziaria e sostenere la ripresa dell’economia.
Il "Jobs Act", ha introdotto, in particolare, modifiche della normativa sulla tutela dell’occupazione, del sistema dell’indennità di disoccupazione, oltre che della governance e del funzionamento delle politiche attive e passive del mercato del lavoro e della conciliazione tra famiglia e lavoro.
L’effettiva attuazione di questa legge sarà strettamente legata all’adozione dei necessari decreti legislativi attuativi riguardanti il ricorso alla cassa integrazione guadagni, la revisione degli strumenti contrattuali, l’equilibrio tra attività professionale e vita privata e il rafforzamento delle politiche attive del mercato del lavoro.
La contrattazione di secondo livello, che potrebbe contribuire a un miglior allineamento dei salari alla produttività e incentivare l’adozione di soluzioni innovative nelle aziende, è ancora appannaggio soltanto di una minoranza di imprese. La partecipazione delle donne al mercato del lavoro, sebbene in crescita, rimane tra le più basse dell’UE. La disoccupazione giovanile, inoltre, ha quasi raggiunto il 43% nel terzo trimestre del 2014, e la percentuale di giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano né sono impegnati in corsi di studio o di formazione è la più elevata dell’UE. Alcune delle cause sono da ricercare nel sistema dell’istruzione, ancora caratterizzato da risultati scolastici inferiori alla media dell’UE e da tassi di abbandono scolastico relativamente elevati. A fronte di una media UE del 78,6%, risultava occupato soltanto il 54,6% delle persone di età compresa tra 15 e 34 anni che hanno concluso la prima e la seconda fase dell’istruzione terziaria nei tre anni precedenti.
L’Italia ha registrato uno degli aumenti più elevati dei tassi di povertà e di esclusione sociale nell’UE, con ripercussioni soprattutto sui minori.
I regimi di assistenza sociale continuano ad essere frammentati e inefficaci nell’affrontare questo problema, con conseguenti inefficienze sostanziali sotto il profilo dei costi.
Il corretto funzionamento dei mercati dei prodotti e dei servizi è ancora ostacolato da una serie di restrizioni alla concorrenza. Permangono ostacoli rilevanti in altri settori importanti, tra cui i servizi pubblici locali, i porti e gli aeroporti, i servizi giuridici, le banche, le farmacie e la sanità.
Il settore degli appalti pubblici resta caratterizzato da debolezze significative, nonostante un ricorso più ampio a procedure d’appalto centralizzate.
I servizi pubblici locali, che mostrano segni evidenti di inefficienza, restano al riparo dalla concorrenza, con ricadute negative anche sulle finanze pubbliche.
La gara aperta è utilizzata per una piccola parte di contratti, mentre la stragrande maggioranza dei contratti è assegnata "in-house" o con procedure analoghe.

LE RACCOMANDAZIONI DELLA COMMISSIONE
In base all’analisi delle suddette criticità la Commissione ha raccomandato all’Italia di adottare nel 2015 e nel 2016 i provvedimenti al fine di:
conseguire un aggiustamento di bilancio verso l’obiettivo a medio termine pari ad almeno lo 0,25% del PIL nel 2015 e allo 0,1% del PIL nel 2016, adottando le necessarie misure strutturali sia nel 2015 che nel 2016, tenuto conto dello scostamento consentito per l’attuazione di importanti riforme strutturali;
attuare in modo rapido e accurato il programma di privatizzazioni e ricorrere alle entrate straordinarie per compiere ulteriori progressi al fine di assicurare un percorso adeguato di riduzione del rapporto debito pubblico/PIL;
attuare la legge delega di riforma fiscale entro settembre 2015, con particolare riguardo alla revisione delle agevolazioni fiscali e dei valori catastali e alle misure per migliorare il rispetto della normativa tributaria;
adottare il piano strategico nazionale della portualità e della logistica previsto, in particolare per contribuire alla promozione del trasporto intermodale mediante migliori collegamenti; assicurare la piena operatività dell’Agenzia per la coesione territoriale in modo da determinare un sensibile miglioramento della gestione dei fondi dell’UE; adottare e attuare le leggi in discussione intese a migliorare il quadro istituzionale e a modernizzare la pubblica amministrazione; riformare l’istituto della prescrizione entro la metà del 2015; fare in modo che le riforme adottate per migliorare l’efficienza della giustizia civile contribuiscano a ridurre la durata dei procedimenti; introdurre misure vincolanti entro la fine del 2015 per risolvere le debolezze che permangono nel governo societario delle banche, con particolare riguardo al ruolo delle fondazioni, e adottare provvedimenti per accelerare la riduzione generalizzata dei crediti deteriorati; adottare i decreti legislativi riguardanti il ricorso alla cassa integrazione guadagni, la revisione degli strumenti contrattuali, l’equilibrio tra attività professionale e vita privata e il rafforzamento delle politiche attive del mercato del lavoro; istituire, di concerto con le parti sociali e in conformità alle pratiche nazionali, un quadro efficace per la contrattazione di secondo livello; nell’ambito degli sforzi per ovviare alla disoccupazione giovanile, adottare e attuare la prevista riforma della scuola e ampliare l’istruzione terziaria professionalizzante;
attuare l’"Agenda per la semplificazione 2015-2017" al fine di snellire gli oneri amministrativi e normativi;
adottare misure finalizzate a favorire la concorrenza in tutti i settori contemplati dal diritto della concorrenza e intervenire in modo deciso sulla rimozione degli ostacoli che ancora permangono; garantire la rettifica dei contratti di servizi pubblici locali che non ottemperano alle disposizioni sugli affidamenti "in-house" entro la fine del 2015.
PROSSIME FASI Le raccomandazioni specifiche per paese saranno discusse dai ministri dell’UE a giugno, prima di essere approvate dai capi di Stato e di governo il 25 e 26 giugno e adottate formalmente a luglio.
Spetterà poi agli Stati membri attuarle includendole nelle politiche e nei piani di bilancio nazionali per il 2015-2016.

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