[Fun.News 2589] Da Rimini parte la discussione sulla natura delle sale del commiato nei crematori

La polemica sorta a Rimini, in occasione della realizzazione del nuovo tempio crematorio, rischia di innescare una discussione che travalica le frontiere del Comune.
Vediamo l’antefatto: il Comune di Rimini prevede la progettazione del crematorio nella città.
Poiché la norma di legge (130/2001) lo prevede, viene specificatamente prevista nel complesso una sala del commiato.
Un gruppo di cittadini laici ha incontrato la scorsa settimana l assessore comunale di Rimini ai servizi al cittadino Irina Imola per perorare la causa di una Sala del Commiato , un luogo consono a dare l addio ai defunti per chi non si riconosca in un determinato credo religioso.

L assessore ai servizi al cittadino, coadiuvato dal responsabile ai servizi cimiteriali e dall architetto dei lavori pubblici, responsabile di progetto, ha illustrato con slide e rendering i lavori già appaltati che saranno ultimati nel 2015 per il Tempio crematorio dove è prevista anche una Sala del Commiato. Si tratta di una sala di 70 mq adibita alle celebrazioni non religiose dei defunti.
I cittadini laici delegati all incontro hanno fatto sapere in una nota – si sono pronunciati in totale disaccordo sulla filosofia complessiva, giudicata lugubre e punitiva, con la quale gli uffici comunali stanno affrontando l istituzione del servizio civile reso per la prima volta in città ai riminesi non credenti/agnostici/atei .
A parere del gruppo di cittadini la collocazione logistica non deve essere nella zona cimiteriale, bensì slegata dall aspetto della cremazione, eventualmente scelto ma non obbligato .
Meglio sarebbe, cioè, trovare una collocazione per la Sala del Commiato in centro storico in un luogo identitario della città, dove la modalità aggregante del saluto possa esprimersi con civiltà festosa.
Affinché l omaggio tributato alle persone non abbastanza note per essere celebrate nei luoghi istituzionali – non Fellini, non un presidente del consiglio comunale o ex-vicesindaco – sia comunque caldo e grato.
Quindi un netto no alla denominazione: non tempio (evoca un luogo di culto), non crematorio (evoca le atrocità dei forni) . La proposta è di valutare l opportunità di utilizzare stabili donati dai cittadini all amministrazione: la villetta di Via Nigra per la quale si sono spesi molti denari per dar sede alla Fondazione Fellini e subito dopo chiusa e abbandonata, la villa d epoca di Viale Ceccarelli, altrettanto in stato di degrado. Più che adeguati – e segnalati con forza – saranno presto due luoghi istituzionali prossimamente liberati dalla loro attuale funzione: la Cineteca (quando si trasferirà al Fulgor) e Santa Maria ad Nives (una volta dismessa la Provincia, non servirà più quale sede al suo consiglio) .
Da parte dell assessore Imola sarebbe arrivata la disponibilità a ricercare una soluzione condivisa .

Due sono le questioni che riteniamo di porre all’attenzione dei nostri lettori:
1) non si condivide il fatto che il termine "crematorio" debba essere cancellato perché evoca le atrocità dei forni. Il gruppo di cittadini riminesi non vorrebbe chiamare col suo nome quel che è, appunto, un crematorio. E per tale motivo allora dovrebbe cambiarsi di nome alla stessa cremazione. Non ci sembrano certo elementi da condividere.
2) Ma la questione posta che la sala del commiato laico debba essere non solo quella prevista dentro al tempio crematorio (a proposito, dà fastidio anche la stessa appellazione di tempio, agli stessi cittadini), ma addirittura in un luogo completamente diverso, è questione rilevante.
Su tale questione concordiamo. Come riteniamo, al contrario, che la sala del commiato di un crematorio non debba avere connotazione solo laica o solo religiosa. E’ un luogo in cui accommiatarsi da una persona cara defunta, svolgere riti funerari, indipendentemente dalle credenze religiose, filosofiche o quant’altro.
Aggiungiamo solo che occorrerebbe anche valutare gli aspetti economici di scelte laiche. Cioé se sia corretto che l’intera comunità si faccia carico di investimenti e costi operativi per una struttura da adibire ad un limitato numero di cerimonie "laiche laiche". Forse, in tempi di spending revie, sarebbe bene portare tutti con i piedi per terra.

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