[Fun.News 2495] L’IVA al 10% nel settore funebre comporterebbe un effetto di aumento dei prezzi solo dell’1,4%

Il testo noto del Disegno di Legge Stabilità prevede che entro il 31 gennaio 2014 debbano essere adottati provvedimenti normativi per una razionalizzazione delle spese detraibili dall imponibile nella misura del 19% (art.15 del Testo Unico delle Imposte Dirette, Dpr.917/1986). Questo intervento di rimodulazione delle agevolazioni si traduce in una riduzione della spesa fiscale per lo Stato pari a 500 milioni.

Fra gli oneri detraibili interessati vi sono anche le spese funebri.
Viene altresì previsto che qualora entro la predetta data del 31 gennaio 2014 non siano stati adottati i suddetti provvedimenti di riduzione, si provvederà alla riduzione lineare di dette spese, rispettivamente di un punto percentuale a valere retroattivamente per il periodo d imposta 2013 e di un ulteriore punto percentuale per il successivo periodo d imposta 2014.

Per dirla facile: Le spese funebri sono quelle che si riferiscono al funerale vero e proprio, quindi al costo del cofano, dell’autofunebre e dell’espletamento dei documenti. Possono essere detratte dalla dichiarazione dei redditi per un importo complessivo di Euro 1.549,37 la detrazione è ora del 19% quindi di Euro 294,38. Se invece si taglia per i redditi del 2013 la percentuale di detraibilità di un punto, si arriva al 18% e quindi cala il beneficio fiscale della detrazioe di 15,49 euro, calando il massimo a 278,89. Va da se che col calo al 17% (previsto per i redditi 2014) si perdono 30,99 euro perché il massimo è di 263,39 euro. Già ora non vi era grande convenienza a ottenere la integrale fatturazione delle spese funebri (spesso i funerali costano oltre i 3000 euro, mentre la detrazione è consentita per circa la metà dell’importo). Pertanto il cittadino calando la percentuale di detraibilità dal 19% al 18% e poi al 17% ha sempre meno convenienza a farsi fatturare tutto e sempre di più a fare fattura in parte in bianco e parte in nero! Esattamente l’opposto di quel che servirebbe.

Ma se colleghiamo questa notizia al ventilato passaggio dalla esenzione alla aliquota IVA agevolata del 10% per i servizi funebri, emerge un ulteriore peggioramente, anche se piccolo, della situazione. Sempre se il testo e le indiscrezioni di stampa verranno confermate.

Circa gli effetti sui cittadini interessati, è bene contestare quel che anche importanti Associazioni dei consumatori vanno scrivendo sui loro siti. Non è automatico (anche se probabilmente molte imprese di pompe funebri potrebbero essere tentate di farlo) l’incremento totale dell’IVA (al 10%) sui clienti. Questo perché l’IVA che si recupera a valle incide per quasi tutto il valore dell’IVA a monte e quindi mentre prima con l’esenzione IVA vi era l’indetraibilità dell’IVA ordinaria sugli acquisti, ora invece ciò sarebbe possibile. Si stima, tenuto conto del recente passaggio dell’IVA ordinaria al 22% che l’effetto di trascinamento effettivo sull’aumento dei costi dei servizi funebri sia dell’1,4%. Ma il vero problema è che qualche furbone di impresario funebre aumenti i prezzi del 10% di botto! O peggio aumentare la quota di sottofatturazione. Facciamo due conti per capire meglio quanto scritto:

PRIMA: funerale con costi di materiali e servizi acquistati dall’impresa funebre (cofano, maniglie, ecc.) pari a 1100 euro con IVA al 22% (altri 242 euro indetraibili ora); – valore aggiunto per servizi forniti dall’impresa funebre (personale, ecc.) e utile d’impresa: 1750 euro. Totale fatturato al cliente: 3.092 euro (oggi esente iva). Si noti che ci si basa sull’ipotesi che la quota percentuale di acquisti di beni e servizi sia dell’ordine del 43% circa.

DOPO: stessi costi di materiali e servizi: 1.100 euro, con IVA al 22% (pari a 242 euro, ma ora detraibili); – valore aggiunto per servizi forniti dall’impresa funebre e utile d’impresa: 1.750 euro. minori costi: 242 (l’iva a monte che scarico). Quindi imponibile su cui fatturare: 2.850 con IVA al 10% significa una fattura al cliente di 3.135 euro, con un aumento solo dell’1% altro che 10% che viene sbandierato (pazzesco!) da Associazioni dei consumatori.

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