Nei Comuni è d’uso far riferimento all’ISEE per una gran parte delle agevolazioni connesse alle politiche sociali. In particolare ci si riferisce all’ISEE per valutare se sussite o meno il livello di stato di bisogno di un defunto o della sua famigia ai fini dell’attribuzione di contributi (o dell’intero ammontare fino ad un massimo predeterminato) per il pagamento dei funerali cosiddetti di povertà.
Quindi la garanzia della fornitura della bara, l’esecuzione del trasporto funebre dal luogo del decesso fino al cimitero del comune (in genere di decesso) e la sepoltura (ordinariamente in campo comune), con fornitura del cippo minimale e della iscrizione prevista dal DPR 285/90.
Tutto però è sempre collegato allo stato di bisogno. Ma ora cambia il meccanismo con il quale determinare questo stato di bisogno, perché cambia il metodo di calcolo dell’ISEE (cioé dell’indicatore di situazione economica equivalente).
Con le nuove norme stabilite dal governo Letta, si prenderanno in esame tutte le entrate familiari. Rispetto al vecchio Isee, che considerava la condizione familiare dell anno precedente, per calcolare il nuovo Isee si prenderà come riferimento anche il reddito corrente, cosa che rappresenterà un vantaggio per coloro che hanno subìto un taglio netto alle proprie entrate, come la perdita di lavoro.
Per quanto riguarda gli immobili con mutuo, considerando i nuovi criteri, meno vale l immobile, più peggiora il risultato rispetto al vecchio Isee. Cambiano, infatti, i sistemi di calcolo: se con il vecchio Isee, il valore ai fini Ici, abbattuto da una franchigia di 51.646 euro o pari al mutuo residuo, veniva considerato per un quinto. Nel nuovo Isee, il valore Imu viene abbattuto di un terzo e considerato per un quinto, sottraendo una franchigia proporzionale al numero dei familiari o l’eventuale mutuo residuo.
Se, invece, sussiste un mutuo, le nuove regole sono più favorevoli, ma solo se il valore Imu della casa non supera i 240.000 euro.