[fun.news.1568] L’ANCI e la Confservizi sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali

Nella sua relazione alla 65^ Assemblea Nazionale di Confservizi, in corso a Roma, il Vice Segretario Generale dell’ANCI, Stefania Dota, a proposito della notizia apparsa sui maggiori quotidiani nazionali dell’intenzione del Governo di voler accelerare sulla liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, ha precisato che: ‘l’ANCI e i Comuni italiani sono sempre stati favorevoli e hanno sostenuto, anche nelle passate legislature, il processo riformatore finalizzato alla liberalizzazione del settore. Tuttavia, pensiamo che la tutela della concorrenza debba essere il mezzo, lo strumento per garantire ai cittadini/utenti, servizi migliori a costi competitivi, non può essere il fine ultimo della regolazione’.
Proprio per questo, ha aggiunto Stefania Dota, ‘l’ANCI anche nella scorsa legislatura si era espressa per accelerare il processo di liberalizzazione nel mercato, in cui l’utente/cittadino può scegliere tra una pluralità di operatori, pubblici o privati – tutti autorizzati nel mercato liberalizzato – alla erogazione del servizio. Se non sussistono le condizioni per offerte plurime agli utilizzatori dei servizi, dove ci sono situazioni di monopolio naturale, occorre valutare se la gestione è corrispondente a standards di efficienza e redditività potenziando anche gli strumenti di controllo esercitati dall’Authority già esistente estendendo il suo raggio di competenze fino a ricomprendervi anche i servizi pubblici locali’.
Ribadendo la necessità fortemente avvertita dai Comuni di una riforma che non discrimini solo le aziende partecipate dai Comuni, il Vice Segretario Generale dell’ANCI si è augurata che l’intervento normativo che il Governo si appresta ad approvare, sia capace di rilanciare una politica industriale dei servizi pubblici locali attraverso un quadro di regole stabili, certe ed omogenee, fissando il punto di equilibrio tra le istanze degli operatori privati del settore, il potere regolatorio degli Enti locali, l’efficiente organizzazione dei servizi e la tutela degli utenti.
Per questo, le gare non sono uno strumento adeguato e sufficiente, né rappresentano la soluzione taumaturgica per assicurare concorrenza al mercato.
‘I servizi pubblici locali – ha concluso Dota – vanno liberalizzati al mercato, ma non ‘abbandonati’ allo stesso. Il diritto comunitario sul punto è chiaro: le ragioni della concorrenza non possono sopravanzare la garanzia dei diritti di cittadinanza e, soprattutto, la potestà organizzatoria degli Enti locali. In altri termini, vanno rese reali e rafforzate le funzioni programmatorie, organizzatorie e tutorie dei Comuni, e le eventuali scelte di autoproduzione delle local utilities, vanno adeguatamente motivate e, soprattutto, ‘valutate’ in corso di esecuzione, ma non possono essere discriminate ex se. Non si può confondere la liberalizzazione dei servizi con l’obbligo a svendere il patrimonio delle utilities partecipate dai Comuni. Su questo siamo disponibili al dialogo sereno e costruttivo con il Governo nella consapevolezza che sia necessario lavorare ad una riforma del settore che favorisca le aggregazioni strutturali e le innovazioni tecnologiche che preparino il sistema Paese all’impatto con i mercati europei’.
‘Le liberalizzazioni vere, anche nell’ambito dei servizi pubblici locali, sono quelle che consentono ai cittadini e alle imprese di scegliere tra più fornitori colui che gli dà il servizio più utile, più di qualità e possibilmente meno costoso’. Lo ha sottolineato il presidente di Confservizi, Raffaele Morese, intervenendo ai lavori della 65^ assemblea dell’organizzazione, svoltasi il 18 giugno 2008, prima del Consiglio dei Ministri con all’ordine del giorno la liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Nel settore elettrico, ha spiegato, ‘il dato di partenza al momento della liberalizzazione è che più di 20 milioni di utenze sono dell’Enel, a fronte di cinque milioni che fanno capo a tutte le altre aziende erogatrici. E’ quindi evidente che la concorrenza più che un fatto è un auspicio’.
Secondo Morese, il tema delle posizioni dominanti ‘non può essere eluso a lungo, per questo – ha aggiunto – non ci convince affatto l’orientamento dell’Ue sulle reti del gas, che consentirebbe all’Eni di continuare a controllare da solo un asset di grande peso nel settore’.
Altro tema quello delle assegnazioni dei servizi, che – ha avvertito – ‘debbono riguardare tutti i settori’.
Ciò non vuol dire ad esempio, ha concluso, ‘rinunciare all’idea che l’acqua sia un bene di tutti, vuol dire soltanto che il modo per erogarla può essere affidato al miglior competente, privato o pubblico che sia’.

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