Ossa che affiorano, su un fondo franoso, tra rifiuti di ogni specie. È lo stranissimo caso del burrone di Faballino – impervia frazione di Sant’Andrea Apostolo sullo Jonio, a pochi chilometri da Soverato – località che ospita quello che era l’antico cimitero del paese e che oggi è diventato in pratica un ossario a cielo aperto. «Un epilogo vergognoso determinato da decisioni scaturite dalla mente umana», tuonano due cittadini di Sant’Andrea, Alfredo Varano e Armando Vitale, titolari anche di un sito Internet dedicato alla cittadina del Catanzarese (www.andreolesi.com), che hanno condotto negli ultimi mesi un’indagine approfondita per capire (e raccontare in un libro) come tutto questo sia potuto accadere ai resti mortali dei propri progenitori. Ma è fin dal 1994 che Pro loco e Amministrazione comunale si stanno interessando alla vicenda dei riaffioranti «morti di Faballino», per studiare una soluzione possibile nel segno di una sepoltura vera e per recuperare anche un’identità, una memoria per quelle salme scempiate, quantificabili in circa 7mila. Tra i resti umani, nella frazione andreolese si distinguono anche le rovine della Chiesa matrice che fu: e non a caso, perchè originariamente proprio nelle cripte del tempio eretto nel 1725 trovavano posto le salme. La «vergogna» di cui parlano i cittadini di Sant’Andrea, però, era in agguato: tutto accadde negli anni Sessanta. Intorno alla metà di quel decennio, i 7mila corpi prima custoditi nella chiesa madre di Sant’Andrea vennero tumulati in un terreno franoso che ospitava, un tempo, una discarica. Nessuno pensò alle conseguenze: così, adesso i resti sono emersi un pò dappertutto e non è servita la «semplice» indignazione per indurre al loro recupero e a una nuova inumazione degna di questo nome. Anzi un caso analogo s’è verificato, sempre a Sant’Andrea Jonio, per la chiesa di San Nicola, rasa al suolo a dispetto dei 146 defunti che vi trovavano ospitalità e che adesso giacciono sotto (ma non solo) il parcheggio realizzato al posto del luogo sacro. A questo punto, i cittadini hanno avanzato una proposta: prelevare tutte le salme affiorate nelle vicinanze della chiesa madre e del tempio dedicato a San Nicola, per realizzare un «sacrario delle memorie» comune, all’interno del cimitero cittadino.
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