Il caso sollevato nel Comune di Montignoso può rimettere in discussione l’impostazione del regolamento tipo di polizia mortuaria comunale. Il caso: La vedova intende portare il cane di nome Pitiè, un meticcio di 4 anni, al cimitero del paese, per visitare il luogo dove è sepolto il suo padrone morto a soli 32 anni. Ma il regolamento di polizia mortuaria comunale lo vieta. Così il divieto, finirà probabilmente in qualche aula di giustizia: un legale è già stato incaricato del caso dalla mamma del giovane morto. La strada sarà quella di un ricorso davanti al Tar della Toscana contro il regolamento comunale di polizia mortuaria, approvato dal Comune di Montignoso nel 1994, che vieta l’ingresso al cimitero agli animali. E si chiama in causa la limitazione della libertà personale della donna, che è andata spesso al cimitero con il cane. Il sindaco del centro apuano, Federico Binaglia, ha fatto sapere di non escludere l’ipotesi di una modifica al testo. Ma la battaglia legale di Pitiè potrebbe diventare un simbolo. Ma perché il divieto? Il divieto risale ai tempi dell’editto di Napoleone, come anche l’obbligo di recinzioni alte 2,5 m., quando i cani e altri animali affamati si aggiravano di giorno e notte alla ricerca di qualche cosa da mettere sotto i denti. La discussione sui criteri di formazione del recente regolamento di polizia mortuaria australiano, basa il calcolo della profondità del coperchio della bara, sugli studi fino ad ora fatti circa la capacita’ degli animali e in particolare dei cani a scavare un buco. E’ probabile che l’attuale situazione del Paese, ben diversa da quella di 2 secoli fa, consenta di modificare il divieto generalizzato, consentendo l’accesso ad animali al guinzaglio dei padroni.
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