[fun.news.1199] Per Sefit aperture Federcofit insufficienti per riaprire il confronto

“Ho attentamente valutato la posizione espressa dal Presidente della Federcofit in una nota pubblica ai suoi associati e, pur comprendendo il contesto in cui sono state effettuate le sue dichiarazioni, è bene che si sappia che per la SEFIT il confronto con le Federazioni private sui contenuti della riforma dei servizi funerari non è interrotto, ma rimandato a quando vi saranno le condizioni per farlo.”
Così ha dichiarato Fogli (SEFIT), in un comunicato pervenutoci a seguito della Fun.News.1198.
“Registriamo con favore talune aperture della imprenditoria funebre privata, che consideriamo però ancora insufficienti per riprendere il confronto.
In campo funebre occorre perseguire – prosegue Fogli – strategie che consentano di moralizzare e calmierare il settore.
Per cui ben vengano operazioni di trasparenza sia applicando l’IVA ad aliquota ridotta, sia aumentando il plafond di detraibilità ai fini IRPEF delle spese funebri e cimiteriali.
Devono però essere solo l’inizio di un percorso normativo che incida sul vero bubbone che mina anche l’imprenditoria funebre sana, perché occorrono misure forti per eliminare il fenomeno della caccia al morto nelle strutture sanitarie.
Sulla questione delle presunte posizioni di vantaggio dell’imprenditoria funebre pubblica, è bene che Federcofit ricordi che gli obitori ed i depositi di osservazione sono già competenza comunale e quindi gestirli pubblicamente è del tutto legittimo.
Anzi, laddove questo avviene, generalmente non intervengono situazioni deteriori quanto ad esasperazione della concorrenza.
Una esperienza positiva che potrebbe favorire anche una soluzione per la gestione delle camere mortuarie ospedaliere.”
Il comunicato si conclude con l’affermazione di Fogli che “Sappiamo quanto dirompente sia stata all’interno del mondo funebre privato la questione dei requisiti strutturali minimi necessari per poter operare, ma le soluzioni trovate nell’AS 3310 non ci convincono. Occorre una uniformità di comportamento sul territorio nazionale e non lasciare che ogni Regione definisca il suo modello di impresa funebre.”

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