[fun.news.1095] SEFIT: per estirpare lo sciacallaggio funebre occorrono interventi decisi e diffusi

“La SEFIT – federazione italiana delle imprese di servizi funerari e cimiteriali –  plaude all’iniziativa della Magistratura di Arezzo che è intervenuta in un settore, quello del “caro estinto” che più di altri, è a rischio di truffe e accordi a danno dei familiari, approfittando della debolezza dei dolenti. Anzi, invita altri procuratori della Repubblica a sollevare i coperchi di tante camere mortuarie ospedaliere che nascondono vere e proprie imprese a delinquere.”. Questa la dichiarazione di Daniele Fogli, responsabile SEFIT: “In questo caso – prosegue Fogli – l’AUSL aveva adottato un rigido regolamento, che vieta ai dipendenti di dare informazioni sulle morti e ai gestori di imprese di pompe funebri di sostare in area ospedaliera o di operare vicino alle camere mortuarie per procacciarsi affari. Purtroppo la voglia di certi dipendenti degli obitori di fare facili guadagni e di diverse imprese funebri di accaparrarsi i funerali, vanifica l’effetto di ogni regolamento e di semplici azioni amministrative. Le soluzioni che si possono mettere in campo sono:
– tolleranza zero su questa contiguità impropria, con segnalazioni e denunce, anche di semplici cittadini, alle forze dell’ordine appena si ha la percezione che non sia più il cittadino a scegliere l’impresa funebre, ma questa a scegliere il dolente;
– reazione delle imprese funebri sane (e ve ne sono più di quanto si possa immaginare) nel denunciare questi comportamenti, non solo perché accomunano nel giudizio di ‘essere dei corvi’ anche quelli che non se lo meritano, ma anche perché ci rimettono del proprio;
– rivalutazione del ruolo dell’imprenditoria funebre pubblica: in tutte le città in cui è presente l’impresa funebre a partecipazione comunale si ha un monitoraggio costante della realtà, capace di contenere il dilagare dell’illegalità;
– Amministrazioni comunali che credano nel ruolo delle proprie imprese funebri pubbliche e che non smettano di presidiare un mercato così difficile e di frontiera. La tentazione, specie in momenti in cui occorre fare dolorosi tagli ai bilanci, è invece quella di dismettere gestioni funebri pubbliche, semmai portando a casa qualche centinaio di migliaia di euro per l’avviamento. Occorre essere consapevoli che in questo modo non si fanno gli interessi della collettività;
– creazione da parte dei Comuni sede di ospedale o di grandi case di cura e RSA di una banca dati dei funerali effettuati da ogni impresa funebre sul territorio, nonché del livello dei prezzi dei funerali. Monitorando le grandi variazioni da un anno all’altro delle quote di funerali da una impresa ad un’altra è più facile scoprire se sussistono modalità improprie di acquisizione. Al tempo stesso questa banca dati diverrà utile per i monitoraggi dell’Agenzia delle Entrate per accertare il vero giro d’affari dell’imprenditoria funebre;
– vera e propria azione di verifica a tappeto su almeno 100 ospedali, case di cura e di riposo, da parte del Ministero della salute con i NAS e delle Procure della Repubblica per far sentire la pressione dello Stato per estirpare quello che è il vero cancro del settore.
Alla domanda se l’approvazione della riforma dei servizi funerari, in discussione al Senato possa essere la soluzione al problema, Daniele Fogli risponde che è “senz’altro un grosso passo in avanti, perché la parte del ddl 3310 che riguarda il settore funebre è quella più convincente. Invece è del tutto negativo il giudizio sulla parte del ddl che riguarda cimiteri e cremazione, da modificare profondamente”. Resta la percezione, sempre secondo Fogli, che “senza controlli effettivi le imprese funebri che intendono accaparrare funerali continueranno a farlo, le tangenti agli operatori degli obitori compiacenti cresceranno di valore e le poche realtà obitoriali monitorate dall’interno con gestioni funebri pubbliche rischiano di essere le sole a dover cedere il passo a nuovi gestori, solo sulla carta “indipendenti”, che, nel migliore dei casi, avranno presto personale in combutta con qualche impresa funebre distributrice di mazzette”.

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