Questo l’antefatto che è costato l’arresto ad una nigeriana 30nne residente a Cesena, accusata di violenza, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale e poi condannata a 4 mesi di carcere. È l’una di mattina quando la donna, mentre è in macchina assieme ad altre persone, riceve dalla Nigeria una telefonata di un parente che la informa della morte un familiare. Da questo momento in avanti, colta da una presumibile crisi isterica, inizierà ad urlare e colpire ripetutamente prima gli amici, poi due agenti. Il primo, del servizio immigrazione, viene scaraventato contro un palo di ferro e riporterà la frattura di due costole; il secondo, sceso da una volante, viene atterrato a calci e pugni. Solo con l’arrivo di altre due volanti la donna viene bloccata e portata in questura ed è proprio qui che viene svelato il mistero. È infatti antichissima usanza di alcune etnie della Nigeria esorcizzare lutti gravi – come ad esempio la perdita di un familiare stretto – con comportamenti aggressivi al limite della legalità. Così ha raccontato un amico, nonché conducente dell’auto su cui viaggiava la donna, il quale, ai primi sintomi di esaltazione della stessa, se l’è data a gambe.
Di norma la risposta al quesito è data entro 3 giorni lavorativi.
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