Pensare ai vivi è diventata la parola d’ordine dei soccorritori a New Orleans, ma la gestione dell’emergenza si fa sempre più complicata per il trasporto dei cadaveri e per la situazione dei cimiteri. «Non abbiamo neanche cominciato a pensare ai morti: i soccorritori si limitano a spingerli da parte», ha dichiarato Ray Nagin, il sindaco della metropoli celebre per i suoi festosi funerali in carrozza a cavalli con il defunto accompagnato al cimitero dall’orchestrina. Ma anche i celebri cimiteri costruiti sopra terra al tempo delle epidemie di febbre gialla potrebbero essere a rischio nella New Orleans colpita dall’uragano di qualche giorno fa. In questa città, trasformata in un campo di battaglia, qua e là si scorgono corpi senza vita che galleggiano nelle acque in piena. Cadaveri senza nome abbandonati e che chissà quando e come potranno avere sepoltura. Evelyn Turner, una donna di colore del quartiere francese, ha avvolto in un lenzuolo il marito, morto di morte naturale, l’ha inserito in una rudimentale bara fatta di assi di legno sistemate alla belle e meglio, e l’ha trascinato sulle acque in cerca di chi potesse seppellirlo. Finalmente si è fermato un cammion e per venti dollari il cadavere è stato caricato a bordo, per poi essere buttato nel mucchio delle salme in attesa di seppellimento.
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