Il blitz ancora in corso da parte della Magistratura torinese per stroncare il racket del caro estinto in quella citta’ e’ solo la punta dell’iceberg. In buona parte degli ospedali italiani il passare le generalita’ dei morti o caldeggiare la scelta di questa o quell’impresa e’ uno degli affari illeciti piu’ redditizi per infermieri compiacenti e per impresari senza scrupoli. Queste le valutazioni della SEFIT, la Federazione delle imprese pubbliche e delle gestioni comunali che operano in campo funebre e cimiteriale. In queste condizioni e’ sempre piu’ difficile svolgere una concorrenza basata sulla qualita’ e sui prezzi. Lo sanno bene le imprese pubbliche, ma anche quelle private sane, che sempre piu’ spesso vedono erodere le loro quote di mercato perche’ non adottano mezzi illeciti, o devono registrare cali anomali di scelta da parte della popolazione in certe case di cura o in taluni reparti ospedalieri, dove esistono accordi sottobanco. Addirittura in qualche ospedale o case di cura, sono le stesse direzioni sanitarie ad appaltare ad imprese di pompe funebri o a ditte legate ad imprese di pompe funebri la pulizia delle camere mortuarie, per avere risparmi nei propri budget. Cosi’ facendo subappaltano di fatto pezzi consistenti del mercato funebre e riversano impropriamente propri costi sulle ignare famiglie. Se in Italia per fare l’imprenditore funebre basta un ufficio di comodo, un paio di carte bollate e tante conoscenze negli ospedali, e’ ovvio che si arriva a queste aberrazioni di mercato. Le pompe funebri e la gestione dei cimiteri non sono un mercato tradizionale, regolabile con mezzi tradizionali – prosegue la SEFIT – e se dalle imprese private non perverranno segnali adeguati, occorre intervenire con norme speciali. Su questo versante l’imprenditoria funebre pubblica e la parte sana di quella privata si devono trovare uniti per proporre al nuovo Governo e al Parlamento l’adozione immediata di una normativa che non lasci spazi ai sotterfugi per accaparrare funerali: una vera e propria regolamentazione dell’attivita’ funebre, che tuttora ancora manca in Italia.
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