Al 54esimo festival di Cannes due film, uno del catalano Marc Recha (Pau i el suo germa che significa, in lingua catalana, Pau e suo fratello), l’altro del giapponese Hirokazu Kore-Eda (Distance, distanza) si proiettano due films costruiti sull’elaborazione del lutto. Nel film spagnolo a morire, come si evince dal titolo, è un fratello; inoltre non perisce in un incidente, ma si suicida. Ma una sequenza – quella della vestizione del cadavere e della chiusura della bara, con successiva cremazione – è identica all’analoga scena della Stanza del figlio che se Recha. Discorso analogo vale per Distance, dove il lutto è collettivo e in qualche misura politico. Il film si basa su un fatto di cronaca: qualche anno fa, in Giappone, una setta che si definiva “l’Arca della verità” inquinò un bacino di acqua potabile che serviva Tokyo, provocando 128 morti. I protagonisti del film sono i giovani parenti di alcune vittime, che si recano sul posto per ricordarle ed entrano in contatto con il figlio del capo della setta, inizialmente non riconoscendolo.
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