Mazzettopoli
La recente notizia di arresto a Foggia di 10 persone (ma gli avvisi di garanzia riguardano 22 persone) a seguito di indagini della Direzione Distrettuale Antimafia, che ha individuato una centrale a delinquere mafiosa operante nelle pompe funebri, fa riflettere sul salto di qualità che le organizzazioni malavitose hanno effettuato in questo campo. In sostanza la mafia foggiana avrebbe assunto il controllo di 4 imprese funebri locali e i funerali che non venivano fatti da queste dovevano pagare un pizzo di 500 euro (cadauno). Non solo il solito ( sic!) contorno di mazzette per conoscere prima degli altri il decesso di una persona, ma anche una organizzazione tentacolare (operante sia nel settore funebre, al cimitero, al 118, in ospedale) e la paura per tutte le altre imprese funebri. Sembra addirittura che la organizzazione mafiosa avesse progettato di uccidere un giudice che, nel fare il suo mestiere, stava …. disturbando la banda all’opera. Non si è lontano dal vero nell’affermare che quanto individuato a Foggia sia presente in altre zone del Paese, soprattutto laddove il cosiddetto controllo del territorio è inferiore ad altre. Ma in tutta Italia è ormai diffusa la pratica della mazzetta. Siamo quindi di fronte ad una situazione insostenibile, che conferma della necessità impellente di risposte conseguenti da parte delle istituzioni, delle forze sociali e di quelle imprenditoriali.
Se però non vogliamo affrontare questa situazione solo con atti di polizia, occorre che le forze sociali, le stesse associazioni delle imprese funebri, facciano un gigantesco sforzo per inventare una soluzione credibile che elimini alla radice questo male e che governi l’uscita da una strada senza ritorno. Occorre una militanza attiva delle imprese funebri sane, disposte a combattere una battaglia dura e dall’esito incerto che, tra l’altro, con-sente la loro sopravvivenza. Soprattutto porti una ventata di aria pulita per i familiari dei defunti. Comune e ASL devono accompagnare con concreti atti di controllo e di indirizzo questa azione di bonifica.
È probabile che il mondo politico non abbia nemmeno la percezione della misura assunta dal fenomeno e che altrettanto non abbia idea di come affrontare la situazione. Ecco allora che lo sforzo progettuale deve venire dal basso e da dentro il sistema: dalla parte sana del mondo funebre, che deve coalizzarsi per combattere il malaffare, ovunque si annidi. Sono da mettere da parte vecchi e nuovi rancori, idee inconcludenti e frutto della ripetizione trita e ritrita di slogan esterofili (come quelli delle case funerarie e della tanatoprassi). Occorre andare al cuore del problema, che è la trasparenza nella scelta dell’impresa funebre e nella garanzia di fornitura di servizi di qualità. Per dirla in breve: occorre rapidamente un provvedimento di legge che affronti in modo innovativo la gestione di queste strutture.
Quanto fino ad ora fatto è del tutto insufficiente. E chi ha orecchie per sentire SENTA!
Editoriale di Daniele Fogli, pubblicato su I Servizi Funerari 3/2007.
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