La cremazione ha cambiato e cambierà ancor più i cimiteri
Il ruolo del cimitero, nella maggior parte dei Paesi europei, è stato, per l’intero Ottocento e Novecento, di opera pubblica sanitaria. Di luogo in cui confinare e controllare i processi di decomposizione cadaverica. E, al tempo stesso, luogo di memoria collettiva di una popolazione, confronto continuo e visibile, pur se a debita distanza dai centri abitati, perché alla fine della vita c’è pur sempre la morte. E, in quanto luogo di memoria collettiva, anche luogo di interesse sociale, storico, artistico e culturale.
Le tecniche maggiormente usate in Europa per la soppressione dell’immagine della decomposizione e al tempo stesso per dare garanzie di igiene sono, oggi:
a) La inumazione, cioè la sepoltura in terra, è stata il sistema più usato per ottenere quel risultato, attraverso una relativamente veloce trasformazione del corpo in ossa (di norma 10 anni, variabile a seconda dei Paesi).
b) La tumulazione (stagna), caratterizzata dal perseguimento del fine della CONSERVAZIONE attraverso il sistema usato e la durata della sepoltura (perpetua o per lunghi anni).
c) La cremazione, che permette di saltare i tempi decennali della inumazione o pluridecennali della tumulazione stagna e di generare ceneri che posso-no essere raccolte in urne di dimensione estremamente ridotta rispetto a quella di una bara. La velocità trasformativa imposta dalla cremazione si sposa perfettamente con la velocità di questi nostri tempi moderni.
d) La imbalsamazione o il moderno succedaneo: la tanatoprassi. Un sistema che contemporaneamente e per un limitato periodo di tempo garantisce l’igiene e, soprattutto, mantiene le sembianze che aveva in vita il defunto, appunto eliminando le problematiche proprie della decomposizione. È una tecnica che, abbinata con la cremazione, ha una notevole efficacia.
Negli ultimi anni, in Italia vi è stato una crescita significativa della incidenza della cremazione, che è arrivata nel Nord, in poco meno di 20 anni al 40%, valori medi di molti grandi Paesi europei.
Tra le principali conseguenze dell’incremento della cremazione, val la pena ricordare le seguenti:
1. perde sempre più importanza la funzione del cimitero quale sistema di garanzie igienico-sanitarie per la collettività;
2. la sostituzione di sepolture alternative (inumazione e tumulazione) con la cremazione, in breve tempo cambia l’aspetto dei cimiteri, dove i campi comuni ora sono sempre più vuoti e senza funzione;
3. occorrono nuove soluzioni di contenimento delle urne cinerarie, diverse da quelle tradizionali;
4. cala enormemente il bisogno di nuovi posti costruiti nei cimiteri, potendosi utilizzare le tombe esistenti per contenere quantità rilevantissime di urne cinerarie. La caratteristica dominante, che dovremo governare, sarà quella dei vuoti cimiteriali: vuoti – come accennato – nei campi comuni d’inumazione, lapidi di loculi vuote, cioè senza nome, all’interno di gran-di estensioni di costruito;
5. col calo della domanda di nuove sepolture, si ha un effetto a cascata sull’edilizia funeraria nel suo complesso e, addirittura, perdita di interesse per tombe esistenti e concesse in epoche passate che rischiano di essere abbandonate;
6. la cremazione può inoltre incentivare spinte che muovono alla realizzazione, fuori dai cimiteri, di spazi privati più o meno grandi destinati alla conservazione delle urne, con ulteriore perdita di senso del cimitero inteso come spazio di commemorazione.
La cremazione può avere però un effetto estremamente interessante, anche se non ancora percepito dai progettisti di diversi Paesi europei, sulla pianificazione cimiteriale e in particolare nell’architettura cimiteriale.
Infatti, una bara determina una maglia progettuale molto rigida e dimensionalmente importante (basata sulla dimensione di un corpo standard), che si può sostituire, nel caso di sepoltura di urne cinerarie, con una maglia molto meno rigida, di dimensioni contenute (basata sulla dimensione del contenitore delle ceneri di un corpo). Gli esempi più interessanti, architettonicamente parlando, sono rinvenibili nei mausolei negli Usa e in alcuni Paesi latini, ma pure in Canada
In Europa spesso la sepoltura di urne cinerarie, essendosi sviluppata prima la cremazione in Paesi del Nord Europa dove i cimiteri hanno caratteristiche di parco o giardino, ha pregevoli soluzioni architettoniche proprio in contesti verdi.
Se la rigidità normativa e spaziale del sistema cimiteriale di derivazione da un lato napoleonico e dall’altro austro-ungarico aveva un senso nell’Ottocento e per buona parte del Novecento, ora questa rigidità cede di fronte alla possibilità di nuove espressioni urbanistiche ed architettoniche cimiteriali, dettate dalla minore rigidità della maglia spaziale connessa alla dimensione dell’urna cineraria e dalla possibilità di recuperare spazi interni ai cimiteri prima occupati da campi di inumazione o, anche, da vetuste costruzioni di loculi, spesso di scarso pregio estetico.
Ancora, non dimentichiamo che le ceneri, essendo prive di problemi igienico-sanitari, possono azzerare i timori conseguenti e facilitare l’avvicinamento della città dei vivi a quella dei morti. Sia con soluzioni di azzeramento o forte contenimento delle zone di rispetto cimiteriale, sia col cambio di destinazione d’uso di contenitori architettonici interni alle città, facilitando la visita ai defunti da un lato e la conservazione di importanti patrimoni culturali, diversamente tendenti all’oblio se non al degrado.
In questo contesto, assumono ancora maggiore rilievo le iniziative finalizzate alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale dei cimiteri.
Editoriale di Daniele Fogli, pubblicato su I Servizi Funerari 3/2018.
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