In Italia siamo terribilmente indietro in ricerca e sviluppo
La quasi totalità delle norme esistenti in vari Paesi del mondo si preoccupa di garantire che il trasporto funebre avvenga con garanzie per la igiene e sanità pubblica e per evitare, durante il tragitto, percolazioni dal cadavere.
Inoltre è importante che il cadavere sia opportunamente protetto all’interno dell’imballo utilizzato nel trasporto.
E, infine, quando sia possibile, è rilevante consentire a parenti di poter vedere il corpo, giunto a destinazione.
Sono diverse le tecniche utilizzate in Europa per ottenere questi risultati:
a) Il contenitore esterno (bara), che ha anche funzioni estetiche e di prestigio durante il funerale. Ordinariamente è di legno massiccio, ma talvolta anche di altri materiali generalmente a base di legno, più raramente di altro materiale.
b) Ritardare i processi putrefattivi, in caso di trasporti di lunga durata, con funzioni anche protettive dal punto di vista igienico-sanitario. Le tecniche utilizzate sono essenzialmente tre:
1. Uso di contenitore stagno interno alla bara: di materiali come lo zinco, il piombo, in epoche passate; di materiali plastici o compositi, spesso flessibili, in tempi moderni. Spesso è richiesta la ermeticità del contenitore, se non inficia la scheletrizzazione.
2. Uso del freddo, ottenuto sia con mezzi di refrigerazione del vano dell’auto-funebre o del contenitore raffreddato per trasporto, oppure col ricorso a ghiaccio secco nelle vicinanze del corpo, o ancora con sistema di ventilazione / condizionamento sotto o sopra la bara o, infine, a serpentina fredda sottostante il corpo.
3. Uso di tecniche di tanatoprassi (embalming, tanatopraxis), con la aspirazione del sangue dal sistema venoso/arterioso del corpo del defunto e sostituzione con miscele di liquidi conservanti.
c) Evitare la percolazione di liquidi cadaverici, soprattutto nell’immediatezza del decesso e per evitare che nel periodo di cerimonia funebre e fino alla sepoltura si determinino perdite di liquidi cadaverici dalla bara. Le tecniche utilizzate sono principalmente:
1. Uso di un lenzuolino sul fondo della bara, che possa ricoprire anche parte delle pareti verticali (liner). Può essere di materiale biodegradabile o meno.
2. Uso di un elemento assorbi-liquidi, in genere si tratta di uno strato di cotone naturale, talvolta impregnato di sostanze antisettiche.
3. Uso di materiale assorbente. Dai materiali storici, quali segatura di legno, torba carbone di legna polverizzato, fino ad arrivare a quelli più recenti quali i SAP (super assorbenti), anch’essi biodegradabili o non biodegradabili. Per facilitare la degradazione dei liquidi e per favorire i processi scheletrizzanti sono ora usate anche sostanze a base batterico enzimatica, talvolta anche assorbenti.
d) Garantire che non si abbiano cattivi odori cadaverici: situazione in genere risolta dalla combinazione delle tecniche precedenti. Talvolta con l’aggiunta, specie in caso di variazione di pressione per tragitti lunghi o per tragitti aerei, di appositi sistemi equilibratori di pressione (valvole).
e) La visione del corpo giunto a destinazione, è favorita con l’uso di tecniche conservative (in particolare la tanatoprassi) o di veri e propri artifizi (come l’apposizione di oblò ad una controcassa di zinco) o l’uso di contenitori flessibili trasparenti o semi trasparenti, o ancora contenitori flessibili facilmente asportabili.
Non è solamente il tipo di trasporto che determina la natura del contenitore, ma anche la destinazione del defunto (inumazione, tumulazione stagna e areata, cremazione o suoi recenti e moderni succedanei).
Difatti, in funzione della destinazione, è necessario prevedere specifiche tipologie di contenitore (facilmente degradabile se inumato, facilmente combustibile se cremato, con garanzie di mantenimento nel tempo se tumulato in forma stagna, con garanzie di aerazione del corpo se tumulato in forma areata, con facilità di estrazione del corpo per resomation e ecolation).
Sottolineo che la attuale normativa italiana è stata profondamente influenzata dalla Convenzione di Berlino (1937) e che da allora non sono stati apportati cambiamenti sostanziali, sia per effetto della introduzione di materiali innovativi o alternativi, sia per metodiche.
Inoltre è rilevabile che la rigidità delle norme italiane, contrariamente a quanto avviene in taluni altri Paesi, non consente di modernizzare adeguatamente il settore, che vive per lo più in forma difensiva del mercato domestico e non si apre all’innovazione.
Ogni innovazione ha bisogno di investimenti in ricerca, studi, prove.
E l’Italia non brilla certo per questo, sia nel complesso della propria industria, sia – in particolare – nel settore funerario.
Editoriale di Daniele Fogli, pubblicato su I Servizi Funerari 1/2017.
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