Dalle Regioni allo Stato
In data 20 giugno 2013 è stata data risposta da parte del Supporto Giuridico in ambito di Sanità Pubblica e Veterinaria della Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna ad un quesito formulato dalla FENIOF. Il quesito verteva essenzialmente su due aspetti:
a) quando fosse lecito servirsi di lavoratori a chiamata;
b) come fare per quelle imprese funebri che, in assenza di personale formato secondo i crismi della Regione, si trovano a non avere inizialmente o a perdere successivamente i requisiti per svolgere l’attività funebre.
La risposta integrale ai quesiti è possibile leggerla nell’area Documentazione di questo numero della rivista. Mi preme però affrontare in questa sede una serie di riflessioni.
La risposta della Regione al primo quesito è sostanzialmente scontata. Il lavoratore a chiamata non può essere conteggiato per raggiungere la quota di personale minimo per definire strutturata una impresa funebre e conseguentemente consentirgli di operare. Può essere utile per fronteggiare esigenze di punte di lavoro.
Ma perché una risposta logica arriva ora, su attivazione di una Federazione di imprese funebri? Il perché è dato dal fatto che in Italia quando si fa una legge anziché adeguarsi alla normativa con le strumentazioni più semplici si inventa di tutto pur di aggirare la norma. E i contratti a chiamata (ma non solo, l’italico genio si è sbizzarrito nell’inventarsi altre forme più o meno corrette) sono solo un artifizio per lasciare le cose come stanno. Ogni impresa funebre cerca di evitare con ogni mezzo di trovare soluzioni che comportino la condivisione effettiva di una gestione strutturata (sia questa a mezzo di società di capitali, di persone, consorzi o altro).
In Italia “ognuno vuol ballare con sua nonna” si dice dalle mie parti. E forse questo è sintomo della incapacità imprenditoriale, ma anche di talune opacità proprie del sistema funebre che evita ibridazioni o sistemi societari talvolta per … motivi fiscali (leggasi per farsi in santa pace i propri affari in nero). Merito quindi alla Federazione che ha inteso far chiarezza in questo ambito.
Veniamo ora al secondo punto, quello sui corsi di formazione. Pur essendo stata data dalla Regione Emilia Romagna una risposta logica, ora la palla passa ai Comuni che potranno o meno seguire l’indicazione di una risoluzione quasi ignota (senza fino ad ora diffusione esterna a mezzo di circolare o meglio di determina dirigenziale regionale).
La questione vera, che intendo proporre in tutta la sua evidenza, è però quella che non ha senso una formazione regionale, in quanto già per Lombardia ed Emilia Romagna, dopo la fase iniziale, non sussistono le condizioni economiche per procedere a corsi formativi regionali.
Sarebbe ben più logica una formazione di livello statale in cui chi ha un certo attestato (operatore funebre, addetto a trattazione funerali, direttore d’impresa funebre) lo possa far valere nelle varie Regioni.
A quel punto vi potrebbe essere anche la possibilità di fare, con adeguata periodicità, corsi validi per l’intero territorio nazionale e non lasciare le imprese funebri e i Comuni (che dovrebbero autorizzare e sanzionare comportamenti difformi) nell’attuale situazione di incapacità ad operare!
E ovviamente la cosa non vale solo per la Regione Emilia Romagna o Lombardia, ma per tutte le Regioni.
E infine una annotazione amara: questa è una ulteriore conferma della necessità di avere un’unica legislazione nazionale in materia funebre e ancora una volta una sottolineatura dell’errore di talune federazioni di categoria le quali consapevolmente, per scardinare il sistema e introdurre norme favorevoli, hanno puntato su normative regionali difficilmente gestibili a posteriori, ma più facilmente gestibili in termini di consenso politico. Qualcuno ha il buon senso di ammettere l’errore. Altri meno.
Chissà se c’è ancora la possibilità di recuperare gli errori commessi e di avviare un processo di ritorno di competenze dalle Regioni allo Stato (e non solo in questo settore)?!
Editoriale di Daniele Fogli, pubblicato su I Servizi Funerari 4/2013.
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x me il nuovo regolamento bisogna modificarlo percHè non bastano, x scendere una salma, 4 persone piu un direttore; ci vogliono 6 persone piu un direttore.