Che sta succedendo nei cimiteri italiani?

Che sta succedendo nei cimiteri italiani?

Negli ultimi mesi due fatti, in particolare, hanno colpito l’opinione pubblica italiana e incrinato il rapporto che sussisteva con l’istituzione cimiteri, già scossa dai fatti di Torino sulle “esumazioni facili” di qualche anno or sono. Si tratta:
– degli arresti di Qualiano (nel napoletano), che hanno coinvolto personale comunale e un concessionario privato della illuminazione elettrica votiva, sorpresi con le mani nel sacco, con una serie imponente di violazioni (tanto che una collezione del genere è difficilmente immaginabile solo per casi di scuola). In questi casi si cerca ad ogni costo uno o più capri espiatori e le responsabilità sono:
— delle persone già arrestate, che hanno agito contro le leggi. Infatti siamo di fronte a violazioni del codice penale, di normative di polizia mortuaria, ambientali e in materia di rifiuti. Ma soprattutto si viola il senso comune e il rispetto con il quale devono essere sempre e comunque trattate le spoglie mortali;
— del Comune, che non ha programmato le necessarie sepolture (sussiste in materia l’obbligo di calcolare il fabbisogno di sepolture con il piano regolatore cimiteriale). E quindi sia degli Organi politici che dei funzionari che non hanno dato il sufficiente impulso propositivo;
— di chi deve controllare: e la norma in materia assegna l’ordine, la vigilanza e la manutenzione del cimitero al sindaco, che vi provvede attraverso la struttura funziona-riale che esiste in un Comune;
— dell’ASl, anch’essa tenuta almeno a presenziare alle esumazioni straordinarie e a tutte le estumulazioni, come anche a sovrintendere da punto di vista igienico-sanitario alla gestione cimiteriale.
– delle indagini per lo sfruttamento sessuale di una donna (tra l’altro psicolabile) all’interno del Verano di Roma, ad opera di vari dipendenti pubblici (del gestore del cimitero e di una azienda romana di pubblico trasporto). Immobili cimiteriali erano utilizzati per gli appuntamenti sessuali. Lo scandalo è stato ampio: almeno 10 dipendenti AMA sospesi e altri di TRAMBUS che stanno per fare la stessa fine; discussione del caso ai massimi livelli istituzionali e critiche a non finire su chi doveva vigilare.
Sono due vicende ignobili, che sono da ascrivere a chi ha commesso quei fatti, ma gettano un’ombra inquietante sulla capacità e sulla concreta possibilità di prevenire che simili situazioni possano ripetersi.
Rischia di incrinarsi irrimediabilmente il rapporto di fiducia che la popolazione ha con chi gestisce il cimitero.
E se questo avviene attendiamoci tempi ancora più bui di quelli che già stiamo passando!
Quel che è successo (e ci si riferisce soprattutto a Qualiano, perché onestamente per i fatti del Verano è difficile pensare che sapessero quel che stava succedendo pezzi della catena di comando) può in qualche modo essere prevenuto, visto che proprio il custode del cimitero, cioè la persona che ha il compito di denunciare eventuali malefatte è chi le ha compiute?
Sussiste una responsabilità oggettiva di chi aveva il compito di controllare e sovrintendere alla gestione dei cimiteri?
E infine: per metterci la coscienza tranquilla bastano provvedimenti repressivi o è il caso di interrogarci sulle cause di quel che è accaduto a Qualiano?
A queste domande ognuno darà la propria personale risposta. La nostra è meno scontata del previsto, perché si è convinti che la mercificazione dei posti salma dentro un cimitero derivi dalla carenza di offerta.
Per stroncare sul nascere comportamenti difformi dalle regole servono procedure chiare, controlli adeguati, ma soprattutto posti salma al momento del bisogno.
È questo che sconfigge qualunque meccanismo truffaldino, teso a lucrare e speculare sul dolore.
Pertanto non basta colpire solo chi ha commesso gli abusi, ma occorra invece mettere in atto concrete politiche di prevenzione:
– incentivando la pianificazione cimiteriale;
– investendo adeguate risorse finanziarie per costruire posti salma e per realizzare crematori anche al Centro e al Sud d’Italia;
– facendo “manutenzione al cervello” di chi opera nel settore (con aggiornamento e formazione professionali) e fornendo supporti adeguati a chi rischia di entrare in un tunnel di aberrazione, in cui non riesce più a distinguere il lecito dall’illecito.
Solo in questa maniera si può abbassare il livello di giustificato allarme creatosi nella popolazione e gettare le basi per un gestire meglio i cimiteri.
Non ci convincono le prese di posizione di chi ha subito chiesto (e solo) interventi repressivi, addirittura inviando carabinieri in cimiteri di mezza Italia.
Bisogna poi sapere e far sapere che le procedure seguite nei cimiteri italiani sono codificate da norme di polizia mortuaria e che per ogni spostamento di feretro, ossa, resti mortali o ceneri occorre un provvedimento comunale (con una istanza degli aventi titolo o seguendo ordinanze comunali se si procede a esumazioni ordinarie).
E infine il D.P.R. 285/90 obbliga alla registrazione di ogni spostamento (una sorta di tracciabilità del defunto).
Le norme ci sono. Occorre solo applicarle.
E chi ha il dovere di controllarne l’applicazione è bene che lo faccia (ma questo è un ritornello che sentiamo spesso nel nostro Paese).
Può essere utile, quindi, rimandare alla lettura della circolare che la SEFIT, tempestiva-mente, ha prodotto subito dopo i fatti di Qualiano, presente nell’area Documentazione di questo numero della rivista.
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Editoriale di Daniele Fogli, pubblicato su I Servizi Funerari 1/2008.

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