Cambio di programma
Direte, che razza di titolo è questo? Ebbene nei miei programmi vi era l’idea di dedicare questo editoriale a due fatti:
In questo trimestre cade il venticinquesimo anno di pubblicazioni di “questa” rivista, dapprima chiamatasi Antigone, edita dal Centro Studi Antigone, poi Nuova Antigone, edita da M&B Publishing, poi I Servizi Funerari, edita da Maggioli, testata infine acquistata da Euro.Act che è l’attuale editore. Era, infatti, l’anno 1989, quando uscì il primo numero di questo trimestrale, che mi ha visto contribuire con scritti o editoriali per tutto il periodo, ma che si deve riconoscere ha seguito per una generazione l’evoluzione di un settore bistrattato e dimenticato dai più. Un magazine di qualità, in cui privilegiare i contenuti alla pubblicità. Questo è stato il limite e, al tempo stesso, la ricchezza di questa testata, che in piena crisi economica cerca sempre strade nuove per sopravvivere.
Cade, sempre quest’anno, il decennio della nascita di funerali.org, il sito web più trafficato d’Italia con notizie di attualità, commenti e informazioni per tutti, cioè dall’operatore funebre o cimiteriale, all’impiegato comunale, al semplice cittadino in cerca di informazioni, al marmista. Un successo inatteso e gratificante, che si combina con l’altro portale euroact.net, di natura esclusivamente professionale, ma vera miniera di informazioni per chi vi accede ed esempio unico nel panorama europeo.
E, invece, in questi giorni ruba la scena e impone un cambio di programma, la presentazione in Senato dell’AS1611, Disciplina delle attività funerarie, disegno di legge di iniziativa parlamentare, ma sponsorizzato dalla Presidenza del Consiglio, vera e propria riforma del settore.
Poiché dobbiamo andare “in macchina” per stampare la rivista nel momento stesso in cui viene presentato alla stampa, abbiamo rivoluzionato l’impostazione di questo numero per essere tra i primi a diffondere il testo dell’AS1611.
Non riusciremo invece a commentarlo, rimandando i servizi di approfondimento al primo numero del 2015, ma non siamo lontani dalla realtà nel dire che la parola che ci viene in mente per descrivere quello che ci attenderà è: cambiamento. E il cambiamento maggiore lo dovrà fare, se passerà questo testo nella formulazione attuale, soprattutto i comparto pubblico, che è chiamato ad una grande cura dimagrante in termini numerici, ad un aumento della efficienza, efficacia ed economicità delle prestazioni. Per darvi una idea in due parole: si passa da circa 6.000 gestori di cimiteri a meno di 400. Si creano le condizioni per la realizzazione di un ampio piano di dotazioni infrastrutturali di cremazione in tutto il Paese che lo avvicini agli standard europei e quindi il passaggio da 60 a 150 crematori almeno.
Infine un ammodernamento del ruolo e del modo stesso di concepire l’impresa funebre, riconoscendo da un lato sia l’impresa strutturata, sia il consorzio di servizi, e introducendo la figura dell’agenzia funebre. È inutile che mi dilunghi. Non trovo altro sistema per sintetizzare ai nostri lettori i contenuti del provvedimento, se non riportando l’esatto testo dell’abstract di presentazione in conferenza stampa. Buona lettura e, mi raccomando, non svenite!
AS1611: l’Italia guarda all’Europa per rifondare il modello di gestione cimiteriale e per combattere l’evasione fiscale e le pratiche concorrenziali in ambito funebre.
Il DDL AS1611 contiene norme che possono portare, in un arco di tempo stimabile in una generazione, il livello qualitativo del servizi funebri e cimiteriali italiani prossimo a quello dei maggiori Paesi europei. Il guanto di sfida che gli operatori funerari italiani possono raccogliere, se vorranno e se ne avranno le capacità, potrà produrre quel salto di qualità che è fortemente richiesto. E chi se ne avvantaggerà, oltre agli imprenditori che interpreteranno al meglio il cambiamento, sarà il destinatario ultimo di questo provvedimento, cioè il cittadino colpito da un evento luttuoso. Nei maggiori Paesi europei, diversamente dall’Italia, l’operatore funebre medio ha un livello importante di formazione e si ha trasparenza nelle regole e nei comportamenti. Chi opera nei cimiteri non è più la figura tuttofare del custode cimiteriale, oggetto in Italia anche di qualche recente film di successo. La gestione cimiteriale è questione complessa e che richiede buone competenze operative, amministrative e solidità economico-finanziaria. Le dimensioni d’impresa nei maggiori Paesi europei, anche in campo funebre e cimiteriale, sono medie, se non grandi. E conseguentemente le economie di scala sono importanti. In diversi Paesi europei è diffusa la previdenza funebre e, anche se in misura minore, quella cimiteriale, intesa come garanzia al momento del decesso di avere denaro o servizi prestabiliti, per provvedere al funerale e al mantenimento della sepoltura, per non essere impreparati anche economicamente al decesso. Altresì un sistema che implicitamente riduce la cosiddetta “caccia al morto”, valutando per tempo come e con chi svolgere il funerale, affidandosi ad operatori competenti e impiegando risorse alla portata delle proprie tasche. Il contrario di quanto è ampiamente diffuso in Italia e cioè che l’esecuzione di un funerale è preda dell’impresa funebre che viene a sapere per prima del decesso o che tira la giacchetta con maggiore forza. O peggio, che impone la legge delle zone d’influenza, diffuse in diverse parti del Paese e in particolare dove mafia e camorra controllano anche questo mercato. Infine dove personale sanitario compiacente e che ha il proprio interesse economico a farlo, vende le informazioni sui morti all’impresa funebre miglior offerente. O quando dipendenti comunali infedeli truffano l’Ente per il quale lavorano, cedendo sottobanco posti cimiteriali e lucrando su attività di particolare delicatezza. Questo DDL contiene norme di medio e lungo termine, sia per il settore funebre sia per quello cimiteriale, che determinano il passaggio dalla micro impresa ad operatori di dimensione economica maggiore, più strutturati. È data dignità a un settore spesso bistrattato e si mettono in moto investimenti soprattutto privati destinati a strutture per la cerimonialità funebre, quali sono le Case Funerarie e le sale del commiato. Si pensi al meccanismo individuato per il settore funebre, che vede l’impresa funebre strutturata al centro di un sistema di fornitura di servizi, che utilizza a valle regolari agenzie e a monte, se occorre, fornitori di beni e servizi aggregati per ottimizzare i costi. Contemporaneamente, si intende procedere ad una razionalizzazione del sistema cimiteriale italiano (poco meno di 16.000 cimiteri), gestiti da oltre 6.000 entità nelle più diverse forme, con la nascita di ambiti territoriali ottimali cimiteriali. Come altri settori dei servizi pubblici locali è giunto il momento anche per i cimiteri di avviare una riduzione dei gestori a non più di 400, ottenendo insieme economie di scala e omogeneizzazione regolamentare e tariffaria tra territori contigui, e per i cittadini una maggiore sicurezza di disporre di tombe quando necessitano. Gli standard nazionali per la localizzazione dei crematori, ipotizzati dal DDL, garantiranno da un lato una maggior facilità per le popolazioni ad accedervi e, con attenzione all’economicità di gestione calibrata su bacini ottimali di 4.000 defunti/anno (la media europea), si garantisce anche il loro sostentamento economico. Ciò determinerà un forte impulso alla realizzazione di crematori nelle aree scoperte del Paese, e cioè Centro e Sud Italia. Assi portanti di questo provvedimento sono quindi: economicità, trasparenza e controllo. Decisiva sarà una diversa declinazione in Italia della direttiva 2006/112/CE riguardante l’IVA. (si rimanda alla tabella comparativa dell’IVA di settore nella UE). È un cambio di sistema fiscale sia per il settore funebre che cimiteriale, togliendo le esenzioni IVA esistenti, calando dal 22% l’IVA dei servizi oggi ad aliquota intera e allineando l’intero comparto alla aliquota agevolata del 10%. Più chiarezza per i cittadini e minori occasioni di evasione. Parallelamente estensione delle categorie di beni e servizi detraibili, oggi limitate in occasione del funerale alla componente «spese funebri» ampliandola a: «spese funebri, opere edili e lapidee cimiteriali e relativa accessoristica funebre», con l’aumento della spesa detraibile da 1.549,37 a 7.500 euro, pur in presenza di una detraibilità percentuale per singola fattura dimezzata. Il che si traduce per singolo funerale in un passaggio potenziale dalla detrazione massima di 294,38 (19% di 1.549,37 €) a 712,5 (19% del 50% di 7.500 €). In realtà il beneficio per il cittadino è inferiore poiché la spesa media per ogni funerale è mediamente inferiore a quella massima ammissibile. La copertura economica della misura viene sia dal riallineamento contemporaneo di aliquote Iva, sia dalla emersione di fatturato sommerso e dal recupero di contribuzioni di lavoratori prima irregolari. Sono quindi misure che hanno l’obiettivo di favorire la richiesta della fatturazione integrale al cittadino di quanto va a spendere. Alle misure sopra ricordate, che concorrono al momento di un funerale, si affiancano ora una serie di altri strumenti di detrazione, che intervengono prima del funerale e dopo di esso. Difatti vengono introdotte agevolazioni fiscali per un cittadino che si assicura preventivamente per spese funebri e cimiteriali future, potendo così detrarre i premi nei periodi fiscali nei quali sostiene la spesa. E si estende il bonus oggi riconosciuto per ristrutturazione di case ed abitazioni, esattamente nella stessa misura percentuale, anche alla ristrutturazione di tombe. L’effetto è, ad un tempo, l’emersione di importanti valori economici oggi sommersi, e il favorire un piano pluriennale di interventi di ripristino cimiteriale, creando così nuova occupazione ed evitando che cimiteri, considerati veri e propri musei all’aperto, accentuino il degrado a cui sarebbero altrimenti avviati. Ma anche un aiuto economico ai cittadini che investono nel mantenimento dei sepolcri di famiglia. È solo riducendo al minimo le occasioni di formazione di nero che parallelamente si riducono le provviste finanziare delle imprese funebri scorrette, che saranno sempre più impossibilitate a pagare in nero mance e tangenti, e anche a fruire di personale non in regola.
E si stima che l’insieme delle misure messe in campo, concorra a regolarizzare circa un terzo degli attuali operatori, soprattutto nel settore funebre e marmoreo. Le stime non sono semplici, proprio perché si tratta di zone opache o del tutto grigie di economia sommersa, ma non si è lontani dalla realtà nell’affermare che non meno di 10.000 lavoratori potranno passare da un regime di occupazione più o meno legale ad un regime contrattuale regolare
Editoriale di Daniele Fogli, pubblicato su I Servizi Funerari 4/2014.
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