I due significati dati all’aggettivo “funerario”

Ogni qualvolta vi sia l’esigenza di comunicare tra più soggetti, siano questi persone, gruppi od altro, il linguaggio è strumento ineliminabile per la comunicazione e, al suo interno, rientra anche l’uniformità dei significati dati alle parole.
Quando queste ultime siano assunte, dai diversi soggetti parte della comunicazione, con significati non uniformi, magari anche percepiti soggettivamente differenti, per quanto poco o tanta sia la differenza di significato, sorgono evidentemente difficoltà nella comunicazione tra quanti usino le stessa parola, attribuendone significati non uniformi.
Uno dei casi, tra i tanti, in cui si hanno attribuzioni differenti nel significato che venga assunto per l’aggettivo “funerario”, tanto che non neppure mancato chi l’abbia sostantivizzato, magari esprimendolo al femminile.
Un primo (ma non è un ordine) significato porta a richiamarne la presenza nell’art. 3, 3.2, lett. (i) dello Statuto di Utilitalia, dove si legge: “….. (i) favorire lo sviluppo del sistema dei servizi di interesse economico generale nei settori di pubblica utilità quali energetico, idrico, ambientale, funerario e delle telecomunicazioni; …..”.
Qui l’aggettivo comprende le diverse “attività” (forniture, prestazioni di servizio, ecc.) che concernono l’attività funebre, i servizi cimiteriali, le attività ed impianti di cremazione, l’illuminazione votiva (questa considerata senza l’aggettivo “elettrica” dato che quest’ultima è solo una delle possibili modalità attraverso cui il servizio può essere assicurato, laddove presente per usi e tradizioni locali).
Il richiamo ad Utilitalia porta ad una precisazione, anche se si tratti di aspetto largamente noto, relativa al fatto che, dal 1995, il settore specifico che qui interessa, nel suo significato appena descritto, utilizza, specie nelle relazioni all’esterno, l’acronimo di SEFIT (all’occorrenza anche Utilitalia-SEFIT), acronimo che sta per Servizi pubblici Funerari ITaliani.
Tanto che alcuni conoscono unicamente questo acronimo, cosa che sottodimensiona il fatto che si tratti di un settore di una struttura organizzativa operante in una pluralità di settori all’interno di un sistema dei servizi di interesse economico generale nei settori di pubblica utilità.
In altri ambienti, l’aggettivo funerario viene assunto come l’insieme delle attività funebri, esteso ai relativi fornitori, quali, a titolo esemplificativo ma non esaustivo (l’esaustività richiederebbe spazi eccedenti), i costruttori di bare, di cassa e cassette in zinco, la costruzione di urne cinerarie, le attività lapidee, le produzioni di manufatti in bronzo, le attività di sartoria per le divise del personale, la produzione dei materiali per le imbottiture dei cofani, le forniture di attrezzature e strumenti, e molto altro.
Basterebbe visitare le fiere ed esposizioni, non solo quelle che si svolgono in Italia, ma anche all’estero, per cogliere questi “insiemi”.
Appare evidente che i due significati così enunciati portano a “visioni” non sempre conseguenziali. Infatti, il secondo (anche in questo caso senza valenza d’ordine o principalità) tra i due significati si basa fortemente su un’ottica, anche temporale, diversa nel considerare quelle evenienze che ricorrono in occasione della morte e della “sepoltura”, in prossimità a questa.
Del resto, la diversità di “visioni” si ha anche in altri contesti: se ne offre solo un esempio, quello della A.S.D.S. (Association for the Study of Death and Society), i cui interessi (nel senso migliore del termine) si indirizzano prevalentemente sugli aspetti del fine vita, dell’accompagnamento dei familiari nei percorsi di lutto e cordoglio (termini che talora vengono fatti oggetto di uso promiscuo, senza coglierne la diversità), a volte estendendosi alle ritualità e/o aspetti più o meno culturali sul tema della morte, ecc.
Altrettanto potrebbe dirsi del Network in italiano sulla Morte e l’Oblio (NIMO) .
La visione, qui riferita al secondo significato, è comprensibile, dal momento che proprio in connessione, anche temporale, con l’evento della morte vi è una maggiore propensione alla spesa da parte delle famiglie, cosa che offre maggiore spazio e una maggiore ricchezza nelle possibili variabili alle prestazioni di servizi e forniture, propensione che, al pari del lutto, tende a smorzarsi nel tempo, al più portando le famiglie a sostenere oneri per eventuali rinnovi di concessioni cimiteriali in scadenza, ma come scelta spesso percepita quale meno cogente che non quella che avviene nell’immediato post mortem.
In altre parole, questo secondo significato “gioca” su di un interesse economico particolare (delle famiglie, quali soggetti singoli), mentre il primo significato su di un interesse economico generale, come, per l’appunto, recita, non a caso, lo Statuto di Utilitalia (cioè, come rappresentato: Utilitalia-SEFIT).
Questo carattere “generale” porta a dover considerare non solo le famiglie (aggregati di persone), ma anche e contemporaneamente le “comunità locali”, che “vivono” sul proprio specifico territorio e dove il concetto di “comunità locale” porta a evidenziare elementi di condivisione.
Ma questo porta anche a dover considerare anche gli “orizzonti temporali” (tema su cui non si insisterà mai abbastanza). Si pensi ai contesti dei servizi cimiteriali i quali, per loro natura, si proiettano in archi temporali variamente definibili, ma con unità di misura di uno, molto frequentemente, di più decenni.
A volte verrebbe da individuare periodizzazioni basate sulle durate dei “mandati amministrativi”, cosa che consente di considerare come scelte di programmazione fatte in un dato momento lascino emergere i loro reali effetti dopo il decorso di più “mandati amministrativi”, quando, pressoché sempre, quanti abbiano concorso ai processi di formazione delle scelte fatte non sono più presenti, a vario titolo.
Non si vuole parlare di irresponsabilità, ma semplicemente del fatto che si tratta di fenomeni fisiologici, che importano valutazioni attente, cercando, nei limiti dell’umano, di avere presenti le ampiezze degli orizzonti temporali.
È ben vero che chi assuma il significato dell’aggettivo funerario nel senso della prima tra le definizioni dianzi esposte, presenta anche al proprio interno problematiche analoghe, dato che cui opera in una delle sue componenti può risentire di “visioni” differenti rispetto a chi operi in altra.
Si pensi, sempre a titolo esemplificativo, ai differenti “orizzonti temporali” che, oggettivamente, sono da considerare tra quanti operino nell’attività funebre, oppure nei servizi cimiteriali, oppure nell’attività di cremazione, oppure dell’illuminazione votiva.
Si tratta di un ambiente in cui la sfida è quella di mantenere con continuità indirizzi che coniughino assieme, in termini di coerenza, i singoli aspetti, per quanto ontologicamente differenti, uscendo da singole contingenze.

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Sereno Scolaro

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