Spiriti romantici e convulse Passioni artistiche

Per gli autori romantici la Morte era un argomento sublime, terribilmente importante.
Per loro la dipartita terrena era vissuta come un’emozione squisita, l’espressione estrema dell’amore.
“Morire amandoti è meglio della vita stessa” scriveva Alfred de Musset.
Il Romanticismo fu il periodo della “morte meravigliosa”, una stagione artistica nel quale la Morte era percepita come un rifugio, una realizzazione,una ricompensa ed una rinascita.
La Morte era associata sempre con maggior frequenza ai concetti assoluti di resurrezione, concepimento, nascita mentre da sempre era inscindibilmente legata ad un’espressione, anche carnale, della sfera più intima.
Il passaggio dalla Morte alla vita eterna era visto come una rinascita e simboleggiava la realizzazione di un piacere sensuale violentemente intenso, espresso con la formula linguistica di “little death”, ossia “piccola morte”.
Non è un caso che l’espressione mortuaria delle donne in molte opere sia indistinguibile da quella dovuta all’estasi sessuale.
Uno dei migliori esempi di quest’argomento è “L’estasi di S.Teresa” di Bernini, datata 1650.
L’opera di Bernini rappresenta gli scritti di Santa Teresa D’Avila nei quali essa scrive:


“Il Signore ha voluto che a volte io contemplassi quest’immagine: io avrei visto vicino a me, dietro la mano sinistra, un angelo… Non era alto, ma era meraviglioso, il suo volto così speciale ed infiammato ricordava quelle specie di angeli che appaiono immersi nel fuoco…
Nelle sue mani notai una lunga lancia dorata sulla punta della quale intravidi una fiamma. Con questa egli penetrò più volte il mio cuore, nelle mie viscere.
Poi la estrasse e mi lasciò completamente infiammata di un grande amore per Dio.
Il dolore era così penetrante che ne soffrii parecchi mesi, e così intensa era la dolcezza che causava questo dolore che una persona non se ne sarebbe più voluta liberare.
Non era dolore fisico, ma spirituale, ultraterreno quella sensazione che il mio corpo condivideva con me.
Così dolci erano i discorsi amorevoli tra la mia anima e Dio che se qualcuno avesse pensato ad un mio delirio avrei pregato Dio nella Sua infinita bontà  di concedergli il sommo privilegio di quest’esperienza metafisica, oltre gli angusti limiti dell’umana vita terrena.”

Il momento d’estasi porta allo stordimento interiore dei mistici del diciassettesimo secolo.
Pierre de Berulle comincia dalla “morte spirituale”, nella quale l’anima deve subire il “periodo di prova” per poter poi ottenere il “matrimonio mistico” con lo sposo.
E’ il consorte che accompagna l’anima nell’”abisso della Grandezza” e nel “golfo della Gloria” per poter poi consumare il “matrimonio spirituale”.
Benoit de Canfeld ha scritto: “La sposa di Dio (l’anima dell’uomo) desidera esser mescolata alle altre creature, liquefatta, consumata ed annichilita.
Nella “Ludovica Albertoni” di Bernini il credente è introdotto nella camera da letto della Madonna a testimoniare le sue convulsioni nel suo letto disordinato.
Non è soltanto una statua, è come una forma di vita, un’attrice gesticolante piena di vitalità. In questi esempi noi vediamo come lo scultore cerchi di imprimere nell’osservatore un particolare misticismo ed un’originale estasi artistica.
La scultura diventa, quindi, specchio dell’interiorità ed è precisa indicatrice dello stato d’animo dell’osservatore nell’intraprendere il cammino ascetico della salvezza.

Written by:

Carlo Ballotta

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