Nelle profondità di un tumulo in Romania è stato ritrovato uno scheletro che ha ben 3000 anni e che rivela nuove informazioni sulle civiltà preistoriche e sui culti funerari del passato.
L’eccezionale scoperta degli scienziati dell’Istituto di Archeologia di Iași, dell’Università di Opava e del Museo della Slesia nella Repubblica Ceca, è avvenuta nel sito archeologico di Drăgușeni, comune della Romania nella regione storica della Moldavia.
Dopo lunghe sessioni di ricerca sono state rinvenute le tracce di due tumuli, due grandi monumenti funerari. E, finora, lo scheletro è l’unico reperto ritrovato.
Grazie alle ossa e al teschio, gli archeologi sono riusciti a capire che si trattava presumibilmente di un uomo, giovane, vissuto nell’Età del Bronzo, probabilmente appartenente ad una comunità influenzata dalla cultura Jamna.
Gli Jamna erano una popolazione nomade proveniente dalle steppe euroasiatiche. Si trattava di comunità prevalentemente composte da uomini, che si distinguevano sia per essere abili cavalieri che per le capacità di allevare, cacciare, pescare e coltivare nei pressi dei loro insediamenti, riuscendo a sopravvivere anche nelle condizioni meno favorevoli.
La presenza di questo scheletro rivela il loro impatto in questo territorio, cosa che fino a oggi era poco nota, quasi sconosciuta.
Lo scheletro fornisce inoltre informazioni molto preziose in merito ai riti funerari praticati a quel tempo: su di esso si trovano infatti tracce di ocra rossa, una sostanza che veniva apposta sulla testa e sulle gambe del defunto per augurargli una buona rinascita richiamando il colore del sangue vivo.
La posizione del corpo è ripiegata, adagiato sulla schiena, con le ginocchia portate al petto, suggerendo una posizione fetale, cosa che conferma il concetto di rinascita.