La Chiesa, il lutto privatizzato (forse!) e le case funerarie

Nel pensiero di molti presuli ed alti prelati obiettivo precipuo del funerale cristiano è “esserci per generare e favorire cambiamenti di stato”, formula forse un po’ criptica, ad una prima analisi ermeneutica, ma capace di dispiegare tutta la sua intensità in contrapposizione ad una funeral home vissuta come performance, seppur di elevato livello, però priva di azione cristologica, perché sarebbe assente il senso escatologico, in un luogo neutro ed asettico dal punto di vista religioso.
La casa funeraria tradisce una visione generica del tramonto del tempo e, quindi, della vita nel suo tragico estinguersi nell’occasione del morire, perciò mal si concilia con l’annuncio pasquale perché è un’esperienza ad hoc, dunque, privata, non è, allora, “Ecclesia” (= corpo mistico del Signore Gesù in cui tutti i cristiani sono inseriti e “sepolti” in virtù del Santo Battesimo), è assolutamente scevra di segni battesimali, nei quali poi si compendia tutta la circolarità dell’essere nell’ottica cristiana e soprattutto la salvezza donata da Dio con l’atto liturgico non può decadere a pratica privata e a mercimonio (parola forse un po’ forte!) invocabile a piacere, quasi come capriccio estetico…insomma: nulla salus extra ecclesiam…ossia non v’è prospettiva di vita eterna e salvezza fuori del perimetro della Fede.

La Chiesa si pone, allora quale usbergo e protezione ultima contro lo spauracchio del morire sulla scorta di almeno questi quattro punti dirimenti di alta teologia:

  • Nella dimensione atemporale dell’edificio sacro il “Kronos”, dilatato in un continuum tendente all’eternità, supera lo spazio fisico della materialità.
  • L’unità rituale e comunitaria prevale sui moti disgregativi e dilaceranti di un soggettivismo individualista ed esasperato.
  • La Fede in cui si reifica la certezza del Cristo Risorto è più importante delle singole idee filosofiche pur legittimamente professate.
  • Sperimentare anche nel tempo del dolore l’integrità del Santo Evangelo dove il tutto predomina sulla singola parte realizzando così il dogma della comunione dei Santi nella speranza sincera dell’esistenza ultraterrena. Il messaggio è chiaro: allora ci si salva non da soli, ma solo se immersi nel Popolo di Dio.

Ai piani alti delle sedi Vescovili Italiane, si prende atto, con un certo comprensibile rammarico, di come la Chiesa non eserciti più una sorta di diritto di “privativa” nell’espletare i riti funebri.
In pochi anni c’è stata una modifica significativa che ha interessato i luoghi del lutto: dove avviene il decesso (ospedali oggi, le mura domestiche, in passato ormai remoto), in cui vegliare il defunto (sale del commiato), e come ricordarlo (ad es. affido delle urne cinerarie a casa, condivisione del lutto tramite i social network…)
A tutto ciò si aggiunga anche una reiterata e pressante richiesta di personalizzazione delle esequie, altrimenti troppo standardizzate, e della presenza di sacerdoti per una preghiera o per tenere la S. Messa al di fuori delle sedi tradizionali ed a ciò deputate.
È una sfida cui la Chiesa, con il suo deposito rivelato di saggezza bimillenaria non può sdegnosamente sottrarsi e a cui deve rispondere con un atteggiamento (pro)-positivo.

Sarebbe auspicabile una sinergia tra la Chiesa ed altri soggetti istituzionali o privati, per organizzare “equipe dei funerali”: team di persone appositamente formate da un punto di vista umano e spirituale e dotate di competenze celebrative per assicurare la giusta attenzione verso il defunto e le famiglie.
Questa collaborazione strategica deve avvenire all’interno di un patto di sincera alleanza per promuovere una cultura etica e spirituale della morte nei diversi luoghi laddove s’inscena il lutto nella sua drammatica teatralità cerimoniale.
Le opinioni, come abbiamo testé dimostrato, non sono sempre concordi o lineari, anzi a volte sono assai distanti e divergono, ma il confronto dialettico, anche se faticoso, resta sempre il percorso migliore da intraprendere, per giungere finalmente ad una sintesi costruttiva per tutti gli attori del settore funerario.

Written by:

Carlo Ballotta

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