In una tomba del 878 d.C. in Cina sono stati rinvenuti, accanto alla sepoltura di una nobildonna cinese, anche i resti di numerosi asini.
Questo animale, di solito considerato unicamente come bestia da soma e da fatica nel mondo antico, sembrava rivestire in questo caso un diverso ruolo, successivamente dimostrato anche dalle analisi condotte sugli scheletri.
Nelle guerre, e per le cavalcature in genere, era sovente utilizzato il più blasonato cavallo, ma documentazioni storiche hanno tuttavia confermato il ricorso agli asini – soprattutto da parte di donne o di persone più anziane – anche per il polo, un gioco già popolare e diffuso in Cina, a partire dalla metà del III secolo.
L’asino, più basso e stabile rispetto al cavallo, garantiva una maggiore sicurezza di gioco, per i cavalieri che dovevano colpire la palla con un lungo bastone.
Evidentemente la nobildonna era una grande appassionata del gioco e la scoperta archeologica della sua sepoltura con diversi asini documenta la singolare volontà di essere accompagnata nell’aldilà anche dalle sue cavalcature predilette, sacrificate pertanto alla sua morte e collocate con lei nel suo sepolcro.
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