L’intervento di Dario Menditto (M5S) difende la scelta dell’amministrazione comunale di civitavecchia.
Il consigliere comunale di maggioranza, nonché presidente della Commissione Ambiente, afferma che il programma elettorale del 5 Stelle non faceva riferimento alla cremazione, ma alla combustione a scopo energetico di rifiuti o altri materiali.
“Prima che fossi eletto – dichiara Menditto – già si parlava del forno crematorio, perché già ne era stato approvato il progetto preliminare e già era stato dichiarato opera di pubblica utilità. Ebbene io non l’ho mai ritenuto una minaccia ed adesso che sono stato eletto non cambio idea solo perché, ferma rimanendo la buona fede dei residenti in prossimità del cimitero, è in atto una palese strumentalizzazione politica che certo non rappresenta la voce, o più ancora la paura, di tutti i cittadini o della maggioranza dei cittadini. È vero che nel programma elettorale abbiamo inserito l’impegno a non aggiungere alcuna ulteriore fonte di combustione, ma il contesto non lascia alcun dubbio che ci riferissimo alla combustione a scopo energetico di rifiuti o altri materiali e non certo alla cremazione, che è una pratica di tutt’altra natura e che ha tutt’altro scopo. Non è un caso che nello stesso programma abbiamo citato esplicitamente tutte le criticità ambientali, compreso l’inceneritore di armi chimiche e non il forno crematorio. Sarei incoerente se cambiassi idea adesso, sarei un fuscello che si piega al primo debole vento, invece a me il forno continua a non fare paura, non ci posso fare niente. Potrei cambiare idea solo se ci fossero delle evidenze scientifiche che la cremazione sia più inquinante dell’inumazione e della tumulazione, ma così non è, anzi al massimo si può dire il contrario. A garanzia dei cittadini c’è da dire che sono stati presentati degli esposti riguardo il forno crematorio e se la Procura lo riterrà opportuno agirà di conseguenza, ma non può essere l’amministrazione comunale a bloccarne arbitrariamente la realizzazione, perché i cittadini pagherebbero di tasca loro il danno per il mancato guadagno delle ditte appaltatrici”.