Riprendiamo dal sito www.butac.it, un argomento che in questi giorni è assurto agli onori delle cronache e che ha necessità di essere chiarito.
Intanto perché si tratta di un servizio chiesto dagli interessati e non di una tassa imposta a chiunque, ma soprattutto per capire come una notizia possa essere manipolata a fini elettorali.
Si pensi che l’uso di una sala del commiato dentro una casa funeraria, usuale in molte parti d’Italia, è esattamente la stessa cosa, però data da un impresario funebre. E la cosa non fa scandalo!
“Virginia Raggi e il Movimento 5 Stelle evidentemente non godono della simpatia di alcune testate giornalistiche. Perché il modo in cui tanti hanno trattato la notizia non mi è sembrato proprio dei migliori.
Il Giornale:
La tassa della Raggi sui morti: 250 euro per vedere le salme al cimitero
Il Secolo d’Italia:
La Raggi oltre ogni limite: 250 euro per vedere i propri cari al cimitero
Ma a parlarne per prima è stata la redazione di Repubblica:
La tassa sull’ultimo saluto: nei cimiteri di Roma costa 200 euroCome stanno le cose? Davvero tutto questo è colpa di Virginia Raggi? In realtà bastava leggere il Corriere, o fare qualche ricerca online per accorgersi per bene dei fatti:
La tariffa è contenuta nella deliberazione n°4 dell’Assemblea capitolina del 25 gennaio 2017 allegata al bilancio di previsione 2018, dove il Campidoglio ha aumentato di due euro il balzello sull’ultimo saluto al defunto. Ma la tassa non è stata introdotta dalla giunta pentastellata, che l’ha soltanto ritoccata: esiste da qualche anno ed è già applicata, ovviamente con differenti tariffe, in moltissimi comuni italiani da Nord a Sud.
Quindi la signora che indignata ha scritto a Repubblica lamentandosi di questa ingiusta spesa, pre-Virginia Raggi invece che 202 euro + iva ne avrebbe spese 200 + IVA. Non questa immensa differenza. Perché non ho visto testate indignate sulla spese durante l’amministrazione precedente? Forse perché c’era meno clamore mediatico nel voler attaccare un partito piuttosto che un altro? Forse c’era meno bisogno di fatti che servissero a metterli in cattiva luce vista l’indagine Mafia Capitale. Ma il fatto che lo stesso Corriere ci spieghi che tariffe simili esistono in tutta Italia dovrebbe darci da pensare. Come mai l’attacco da parte di alcuni è solo contro Virginia Raggi?
Sia chiaro, a Firenze il tariffario del 2010 parla di 100 euro per la saletta singola, 128 per la saletta doppia nelle “Nuove Cappelle del Commiato” in via delle Gore 60. La cifra però vale dal commiato dal giorno d’arrivo alle 19:30 di quello successivo, non ho idea cosa costi per un commiato effettuato in giorni successivi a quello d’arrivo. Ma poco conta. Il concetto è abbastanza chiaro: l’attacco è politico, non di vera denuncia ispirato da un fatto di cronaca. Altrimenti tutti avrebbero usato titoli come quello del Corriere:
Cimiteri di Roma: 250 euro la tassa per «salutare» il caro estinto
Che già nel sottotitolo spiegava tutto:
Sono molto lunghe le liste di attesa per la cremazione e per la sepoltura ma se intanto si vuole rivedere il feretro, bisogna pagare. Il «balzello» non è una prerogativa romana: è applicato in molti comuni. La giunta capitolina l’ha «ritoccato» di due euro nel 2017Purtroppo chi è nella sua bolla difficilmente scoprirà come stiano realmente le cose. Proprio su questo conta chi fa manipolazione dei fatti, la percezione della realtà che circonda i propri lettori è alterata in maniera quasi indelebile. Per questo la scuola dovrebbe fare qualcosa per i ragazzi, per aiutarli nello studio e analisi delle fonti.
E questo è il chiarimento affidato ad una agenzia di stampa da parte di AMA Roma:
“I costi per i servizi di cremazione e di commiato rispetto ai propri defunti nella Capitale erano e restano inferiori a quelli di altre grandi città italiane.
Si tratta, in tutti i casi, di servizi a domanda individuale il cui costo, per questo motivo, non può e non deve gravare sulla fiscalità generale (ovvero su
tutti i cittadini) ma solo sugli utenti che ne fanno richiesta.
La delibera allegata al Bilancio di previsione 2017, varata dall’Assemblea capitolina il 25 gennaio 2017, ha regolamentato le procedure relative al ‘commiato effettuato in giornate successive all’entrata della salma in cimitero’.
Contrariamente a quanto riportato da alcuni media, non si tratta di una ‘tassa sul dolore’ ma del normale corrispettivo – previsto in molte altre città – per sostenere i costi di un servizio aggiuntivo”. Lo comunica Ama in una nota.
“Normalmente infatti la funzione religiosa o il saluto laico avvengono nella stessa giornata del funerale – prosegue – Per un breve commiato rispetto al defunto che viene cremato, anche nel giorno della cremazione, non è comunque prevista alcuna spesa.
Il corrispettivo di 200 euro più Iva si riferisce ad un servizio specifico che comporta l’allestimento di una sala ad hoc (sala del commiato), che consenta a uno o più parenti di passare del tempo in più con il defunto, dare
l’ultimo saluto ai propri cari nel lasso di tempo che separa le esequie dalla cremazione, anche prevedendo eventualmente un accompagnamento sonoro, oltre all’assistenza del personale cimiteriale necessario per tutta la durata della permanenza dei familiari all’interno dell’area cimiteriale”.
“Da febbraio 2017 ad oggi sono poche decine le famiglie che hanno usufruito di questa facoltà, su richiesta, non limitandosi a un breve commiato che, si ribadisce, non prevede alcun esborso economico – conclude Ama – Il numero esiguo di coloro che ne hanno fatto richiesta non esime dal doverlo considerare un servizio come gli altri a domanda individuale”.