L’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, nell’omelia della messa svoltasi nel giorno di Ognissanti 2015 al Cimitero Parco di Torino ha richiamato i fedeli a evitare pratiche “troppo individualistiche”. Si è poi espresso con nettezza contro la “privatizzazione e la commercializzazione della morte, del lutto”. E in particolare critica pratiche che stanno prendendo sempre più piede, come la dispersione delle ceneri o la custodia in casa dell’urna cineraria.
Nosiglia in un passaggio della sua omelia sottolinea che “la cultura che ci circonda tenta di privatizzare la morte ed esalta tipologie e pratiche funerarie come la dispersione delle ceneri e la custodia dell’urna in casa o in luoghi privati, disdegnando il cimitero come luogo privilegiato della sepoltura. Luogo della memoria e della comunione dei vivi non solo con i propri defunti. Il cimitero è un luogo di comunione e di comunità. La morte non si può privatizzare”.
E per Nosiglia la morte è anche una rottura: “La si deve accettare, non si può tenere il proprio caro in casa, come una cosa che continua ad appartenerti “. Le richieste di dispersioni nel Roseto del cimitero Monumentale sono significative. Circa 600 all’anno su un totale di 4 mila cremazioni. E bisogna aggiungere quattrocento richieste di affido a casa e dispersioni fuori dal camposanto. Si è quindi in presenza di circa il 25% di incidenza di forme differenti dalla sepoltura di ceneri nelle forme raccomandate dalla Chiesa.
L’arcivescovo di Torino lamenta anche “un’eccessiva commercializzazione rispetto alla morte e al lutto, dalla pubblicità alle sale del commiato”. Tema affrontato nella due giorni del clero torinese, dove l’arcivescovo ha indicato ai preti di andare in questi luoghi “privati”: “Dovete andare, fare una preghiera, altrimenti diventano luoghi pagani”.
Anche per la Sala del Commiato del Tempio crematorio del Monumentale Nosiglia invita i sacerdoti ad andarci: “Una presenza che riporti dentro l’alveo della preghiera e della fede i luoghi e le cerimonie, fuori da una concezione superstiziosa. Se non il prete, un’équipe che sappia gestire il momento della perdita”.
Sul tema è intervenuto anche il Presidente della Socrem di Torino, Giovanni Battista Pollini, i quale con chiarezza riconosce il valore del cimitero. Il Tesoriere della Socrem torinese, Fabrizio Gombia, ha poi affermato “Il cimitero è il luogo deputato alla custodia delle memorie di una comunità, luogo essenziale – ma vanno rispettate le scelte di libertà individuale delle persone, scelte tutelate dalla legge”. Piuttosto, dicono in Socrem, ci possono essere problemi pratici, tanto che in Francia si è modificata la normativa. “La casa è un luogo privato, dove per entrare bisogna chiedere permesso. Nel caso di famiglie con problemi di rapporti o distanti, questo può portare a non poter più rendere omaggio al proprio caro da parte di alcuni familiari”. E quindi anche per la So.crem di Torino, qualche problema per gli affidi familiari di ceneri in abitazione privata sembrano esserci.