Scandalo in Svizzera su modalità di cremazione di un nato morto

Un impresario di pompe funebri svizzero è stato processato dal Tribunale di Losanna per aver fatto credere a due genitori di aver loro consegnato le ceneri del figlioletto deceduto nel 2014.
L’urna conteneva invece i resti non identificati di un adulto e di un altro bambino.
“Speravamo di poter metter fine a questa vicenda, invece no”, ha dichiarato la madre al termine dell’udienza, sospesa a causa dell’assenza dell’imputato.
La Corte ha comunque avuto modo di ascoltare diversi testimoni, che hanno definito il caso “straordinario e schoccante”.
L’uomo, responsabile di un’impresa di pompe funebri low cost all’epoca attiva a Ginevra ma priva di autorizzazione di esercizio nel canton Vaud, è accusato di truffa e di turbamento della pace dei morti. Il cinquantenne imprenditore funebre ha fatto credere ai genitori losannesi di un bebè di aver consegnato loro le ceneri del figlioletto, deceduto due giorni dopo la nascita all’Ospedale universitario di Ginevra (HUG) nell’ottobre 2014.
Due settimane dopo aver preso in consegna il corpicino all’HUG per farlo incenerire a Bienne (BE), l’imprenditore ha consegnato ai genitori un’urna, si è fatto pagare una fattura di 1500 franchi, ma ha omesso di consegnare alla coppia un verbale di incenerimento. Senza questo documento, ai genitori è stata rifiutata l’inumazione delle ceneri a Losanna.
Agli inizi di quest’anno, i genitori hanno contattato Bienne per ottenere il documento e hanno scoperto che la cremazione del figlio era appena avvenuta, mentre erano già trascorsi tre mesi dal decesso. In realtà, l’urna consegnata dall’imprenditore ai genitori conteneva le ceneri non identificate di un adulto e di un altro bambino.
Successivamente, i genitori sono riusciti ad ottenere le “vere” ceneri del loro bebè, ma l’urna è stata recapitata loro per posta. “Si trovavano in un’urna troppo grande, destinata ad un adulto, e si erano sparpagliate. È stato difficile recuperare tutto”, ha indicato un testimone.
“Provo compassione per i genitori: per settimane, nel loro salotto, avevano eretto una specie di altare per le ceneri, davanti alle quali si raccoglievano. E ad un certo punto hanno scoperto che le ceneri in questione non appartenevano al figlio. La madre, credente, era in lacrime”.
L’udienza non ha permesso di chiarire numerosi aspetti della vicenda. Non è stato accertato, ad esempio, dove l’imprenditore abbia conservato il corpicino e in quali condizioni. A Bienne, inoltre, nessuno ha reagito al momento di incenerire un corpo privo di vita da quasi tre mesi, quando generalmente la cremazione avviene nei giorni che seguono il decesso. Soltanto l’imprenditore potrebbe fornire le risposte a queste domande, ma il cinquantenne si è reso irreperibile in Svizzera. Il caso sarà trattato nel corso di un’altra udienza

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