Tra Covid e guerra, l’industria funeraria russa sta registrando una crescita senza precedenti. Sia in termini di fatturato sia, come sottolinea il sito investigativo The Insider, in termini di richieste di formazione. Sempre più persone infatti vogliono lanciarsi nel settore.
«Il carico di lavoro è piuttosto pesante», ha detto al sito The Insider Boris Yakushin, proprietario di un crematorio a Novosibirsk, la terza città più grande del Paese.
«Il boom è iniziato durante la pandemia, quando la domanda di cremazione è aumentata», ha spiegato Dmitry Yevsikov, specialista di pompe funebri e attrezzature per crematori in Crimea.
Tanto che, ha aggiunto, «lo spazio nei cimiteri si sta esaurendo». Ed è continuato naturalmente con la guerra.
L’ultimo bollettino del ministero della Difesa russo, diffuso lo scorso settembre, confermava la morte di 6 mila soldati in Ucraina.
Numero che stando alle stime dei media indipendenti su dati open source andrebbe come minimo raddoppiato.
Molti soldati vengono seppelliti nel villaggio di Bakinskaya, nel territorio di Krasnodar, 250 chilometri a sud di Rostov sul Don.
Rostov sul Don, vicino al confine ucraino, dice ancora Yakushin, si è trasformata in un hub per l’arrivo e lo smistamento delle salme dei caduti nella cosiddetta operazione militare speciale. Tanto che in città si sta costruendo un secondo crematorio.
Impianti che, come fa notare Yevsikov a The Insider, si stanno moltiplicando in tutta la Federazione.
I 33 crematori attualmente operativi non sono in grado si soddisfare la crescente domanda.
Solo lo scorso anno ne sono stati aperti cinque. Alcuni altri sono in costruzione.
Fonte The Insider