Sono 600 i chilogrammi di ceneri trovati dai carabinieri durante i sopralluoghi nel cimitero di Massa dove, secondo quanto ricostruito in un’inchiesta, le persone che gestivano il crematorio si facevano pagare dai parenti dei defunti cremazioni mai avvenute e poi si liberavano dei corpi ‘in eccesso’ bruciandone diversi contemporaneamente. Le ceneri trovate dai militari erano in un sottopasso, dentro sacchi di plastica che vi venivano gettati attraverso dei tombini. L’inchiesta ha portato a 13 arresti e ad altri 12 indagati, fra gestori privati del cimitero, dipendenti del Comune, imprenditori e un carabiniere in pensione. Fra le altre accuse, la sottrazione e dispersione di ceneri. In base a quanto ricostruito dall’inchiesta, coordinata dalla procura di Massa, con le false cremazioni e le cremazioni multiple venivano abbattuti i costi di gestione dell’impianto: il frutto della truffa derivava dalla differenza fra le 380 euro chieste ai parenti dei defunti – ai quali venivano consegnate le ceneri di altri cadaveri – e le spese effettivamente sostenute. I reati sarebbero stati compiuti dal 2005 alla meta’ del 2007, quando ci fu il primo arresto e la struttura venne sequestrata. Intanto numerose sono le telefonate per chiedere chiarimenti su dove si trovino i resti dei loro congiunti stanno arrivando ai carabinieri da parte dei parenti di 500 defunti i cui corpi non sono stati cremati o le cui ceneri sono state disperse nell’ambito della truffa scoperta al cimitero di Massa. Tra chi telefona ci sono moltissimi anziani che, dopo aver scoperto la vicenda dai mass media, stanno evidenziando un gravissimo ‘danno morale e esistenziale’ dovuto al fatto di non poter verosimilmente recuperare i resti dei propri cari. Molte famiglie stanno pensando di costituirsi parte civile nel procedimento penale contro i responsabili. Intanto, ieri, presso il tribunale di Massa, sono cominciati gli interrogatori degli arrestati davanti al gip Giovanni Sgambati. Assistiti dagli avvocati, tutti hanno risposto alle domande del magistrato. Le loro affermazioni contribuirebbero a ricostruire i fatti secondo quanto scoperto dai carabinieri, e a definire le singole responsabilita’. Confermato anche che il movente della truffa era l’ottenimento di denaro. Intanto si registrano le prime reazioni del Sindaco.
”L’Amministrazione comunale di Massa sta attentamente vagliando i criteri di organizzazione e le modalita’ di affidamento di un servizio che, se si escludono le mere certificazioni di stato civile e il rilascio delle necessarie autorizzazioni, e’ affidato a una gestione totalmente esterna all’ente”. Lo afferma il sindaco di Massa Roberto Pucci in una nota diffusa dall’ufficio stampa, in merito all’inchiesta sulle false cremazioni all’impianto del cimitero di Mirteto di Massa. ”La ricostruzione dell’intero iter procedurale – aggiunge – sia riguardo l’affidamento della gestione dei servizi cimiteriali a ditta esterna, sia riguardo al sistema dei controlli sull’operato della ditta stessa, sta risultando piu’ lunga e difficile del previsto a causa della mancanza della relativa documentazione verificata gia’ al momento di insediamento della nuova amministrazione e alla conseguente necessita’ di doverla nuovamente raccogliere e ricollazionare”. Nella nota, l’amministrazione comunale esprime infine l’augurio che il dipendente comunale coinvolto nell’inchiesta riesca a provare quanto prima la sua innocenza: ”La sua storia personale – conclude Pucci – ci rafforza nella convizione della sua estraneita’ a questa triste vicenda”.
Per la gravità, lo scandalo del crematorio di Massa può essere paragonato a quello avvenuto nel 2002 alla Tri-state crematory negli USA, che determinò un giro di vite sui controlli da parte degli enti preposti (in Italia i Comuni).
Già appaiono i primi segnali di timori nel ricorso alla pratica funebre della cremazione e di persone che chiedono se vi siano garanzie circa la identificazione delle ceneri cremate . Se non vi saranno risposte tempestive da parte dei Comuni nella adozione di precisi disciplinari di gestione e nell’adozione della carta dei servizi per gli utenti (Federutiliy SEFIT aveva diramato la circolare p.n. 1596 del 20.06.2008 “PROPOSTA DI SCHEMA DI CARTA DEI SERVIZI DEI CREMATORI”), potrebbe ingenerarsi un senso di insicurezza da parte della gente con ripercussioni sullo sviluppo della cremazione in Italia.
In un commento sulla vicenda (www.funerali.org/blog/?p=1312) Fogli, uno dei massimi esperti del settore funerario italiano ed europeo, ha stigmatizzato il comportamento e messo in guardia dalla sottovalutazione del problema, fornendo anche alcune indicazioni pratiche su come intervenire.
Tra gli indagati a piede libero anche il primo degli arrestati in questa vicenda, poi rimesso in libertà per aver collaborato all’inchiesta: Enzo Pucci, il dipendente di Euroservizi addetto al forno nel momento in cui i carabinieri eseguirono il loro primo blitz, il 4 maggio del 2007. I reati si sarebbero consumati dal 2005 al 2007 all’interno del forno crematorio del cimitero cittadino, gestito appunto dalla ditta carrarese Euroservizi srl.
Coinvolte nella vicenda ci sono persone legate a vario titolo alla società di gestione ma anche impiegati dei Comuni di Massa e di Pisa e imprenditori di onoranze funebri. E’ finito in manette, e si trova in isolamento nel carcere di Livorno, Renzo Fialdini, al tempo delle indagini responsabile dell’ufficio cimiteri del Comune di Massa, oggi nello staff del sindaco Pucci all’interno dell’ufficio di Gabinetto. Per lui, all’accusa di associazione a delinquere si aggiunge quella di abuso di atti di ufficio e corruzione.
In carcere anche il colonnello dei carabinieri in congedo Augusto Calzetta, con una ricca carriera svolta nella provincia di Massa Carrara: è accusato di aver approfittato delle sue conoscenze e della sua posizione ancora influente nell’arma per ostacolare le indagini e proteggere così uno dei soci di Euroservizi a lui legato per altre attività; tra i capi di accusa il favoreggiamento ma non ’associazione.
In carcere anche Renato Alibani, carrarese, titolare della ditta Euroservizi, e numerosi suoi dipendenti: gli impiegati Ernesto Ceccarelli e Marco Grassi e gli operai Alessandro Dazzi, Piero Dell’Amico, Maurizio Guerra, Luca Pelletti, Giancarlo Rizzi e Alan Tonazzini. Agli arresti domiciliari Luciano Del Sarto, impiegato comunale a Pisa: gli vengono contestati i reati di corruzione e truffa aggravata ai danni dell’ente pisano.
In qualità di addetto al forno di quella città, fra il novembre e il dicembre del 2004 — prima dell’entrata in funzione del forno di Mirteto — avrebbe accettato di cremare 41 salme provenienti da Massa ‘in nero’, cioè senza comunicarlo al suo Comune, ricevendo per sé cento euro a cadavere da parte di Euroservizi che ‘risparmiava’ così sul pagamento al Comune di Pisa. Agli arresti domiciliari anche Enrico Paladini, imprenditore delle onoranze funebri di Serravezza.
Fonte: La Nazione – cronaca Carrara – del 14 agosto 2008