Il Comune di Torino ha deciso l’introduzione di una nuova tariffa di 639,23 euro per chi sceglie di portarsi a casa in affidamento l’urna cineraria o se disperde le ceneri fuori dei cimiteri in luoghi autorizzati.
Ed è immediatamente polemica. “Un balzello inammissibile” secondo l’avvocato Bruno Segre, inpassato Presidente della FIC,
Lo spinoso argomento è trattato su “Libero pensiero” il bollettino dell’associazione “Giordano Bruno”.
“Spero che la delibera venga modificata – dice Bruno Segre – evitando di aggiungere alla tariffa per il servizio funebre tale ingiustificata tassazione. Ci sono un sacco di norme che complicano una cosa semplice come quella di consegnare l’urna ai parenti. L’incenerimento non è una “forma di annientamento del cadavere” che “azzera anche l’idea di resurrezione” come sostiene il settimanale della Diocesi, ma è invece una scelta di libertà, di igiene purificatrice, di progresso sociale: la città dei morti ridotta a favore della città dei vivi”.
Il vicesindaco Tom Dealessandri, responsabile della materia, respinge la tesi che quei 639,23 euro siano una spesa a fronte di nessun servizio. “Per legge – spiega – siamo sempre responsabili delle ceneri e chi se le porta a casa non può che tenerle tra le quattro mura domestiche. E ancora, se qualcuno trova un’urna è tenuto a consegnarla al cimitero. Come vede occorre allestire un servizio anagrafico per sapere dove sono tutte le urne. Controlli a campione dei vigili non sono poi da escludere”.
Antonio Dieni, direttore dell’Azienda che si occupa dei cimiteri, spiega anche che quei 639 euro sommati alla spesa della cremazione vera e propria porta la spesa complessiva vicino ai 1221 euro che costa la sepoltura-base, cioè nella terra e per 10 anni: “Una decisione presa anche per evitare che qualcuno possa scegliere la cremazione per motivi economici e non solo per convinzione”.
Peccato che non emerga la scelta primaria: Si tratta di una scelta politica tesa a disincentivare l’uscita delle ceneri dai cimiteri.
Ogni decisione che mantenga al cimitero il ruolo di memoria storica della collettività è ben accetta.
Fonte: lastampa.it