PM10, Consigliere Regione Emilia-Romagna della LEGA chiede impatto dei crematori sulla qualità dell’aria

“Quanti sono e quanto emettono gli impianti di cremazione presenti in regione?”.
A chiederlo, attraverso un’interrogazione alla Giunta Regionale in merito all’impiego e al loro impatto ambientale, è il consigliere regionale della Lega Emiliano Occhi, che nell’atto ispettivo ha evidenziato l’assenza di una norma unitaria che disciplini gli impianti di cremazione e le relative emissioni, sollevando dubbi riguardo all’incremento esponenziale delle cremazioni e alle possibili conseguenze sulla qualità dell’aria.
È singolare che il Piano Aria 2030 approvato mercoledì in regione non faccia alcun riferimento agli impatti dei crematori sulla qualità dell’aria, specialmente quando si è deciso di colpire con misure pesanti industria, attività produttive e agricoltura” ha rilevato l’esponente del Carroccio chiedendo come mai non siano presenti obiettivi emissivi per il settore, né si parli di cremazione nelle oltre 1400 pagine del documento.
Occhi ha sottolineato l’importanza di normative chiare e di piani coordinati a livello regionale per garantire la tutela ambientale e la salute pubblica.
In particolare, Occhi ha chiesto alla Giunta chiarimenti sulla mancata approvazione del Piano Regionale di Coordinamento per la Realizzazione dei Crematori in Emilia-Romagna, sull’impronta di quello del Veneto, e sulle motivazioni di tale ritardo.
Quanto alla situazione di Parma, dove è previsto un secondo impianto di cremazione, Occhi ha chiesto “se siano previsti limiti per le emissioni e per quante cremazioni è autorizzato attualmente il crematorio di Parma e quante cremazioni avvengono annualmente”.
“In Italia è in aumento il fenomeno delle cremazioni ed è quindi necessario che i forni crematori siano dotati di adeguati sistemi di abbattimento dei fumi, che garantiscano un’adeguata efficienza anche in relazione della discontinuità del processo dovuta all’abbassamento delle temperature ad ogni ciclo, per il recupero delle ceneri.
Le cremazioni, hanno un impatto sulla qualità dell’aria che in un contesto come quello del bacino padano può risultare rilevante anche ai fini di uno studio approfondito sugli effetti al contrasto dell’inquinamento. Occorre quindi normare la materia come già in Europa accade e come hanno iniziato a fare alcune Regioni italiane come Veneto e Toscana” ha concluso Occhi.
Fonte: AGENPARL, su velina Ufficio Stampa Lega Emilia-Romagna

NdR
In realtà nella regione Emilia-Romagna la pianificazione circa la installazione dei crematori è stata delegata alle singole province.

Si veda:
Art. 3 L.R. Emilia-Romagna 19/2004
Funzioni delle Province
1. Entro un anno dalla entrata in vigore della presente legge, le Province valutano il fabbisogno di crematori nell’ambito del proprio territorio, tenendo conto della popolazione residente, della distanza chilometrica e della necessità di consentire il pieno esercizio di libera scelta della modalità di sepoltura o della cremazione di ciascun cittadino e individuano, d’intesa con i Comuni interessati, la localizzazione dei nuovi impianti. Le Province possono garantire l’accessibilità e la fruibilità del servizio di cremazione per i cittadini anche attraverso opportune forme di collaborazione con crematori situati in ambiti territoriali contigui.
2. Nei crematori si provvede, su richiesta, alla cremazione di cadaveri, di resti mortali, di ossa e di parti anatomiche riconoscibili, all’interno del bacino di riferimento di cui alla programmazione provinciale. Nei crematori si provvede, altresì, su richiesta, alla cremazione di cadaveri provenienti da altri ambiti territoriali in relazione alle loro capacità di ricezione.

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